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Июль
2024

Il disgelo facilita le scariche di sassi: «Di solito capita a maggio, ma quest’anno siamo in ritardo»

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«Non è prevedibile la caduta di sassi in montagna, e anche se una persona è equipaggiata come si deve, quando anche un piccolo sasso cade dall’alto e prende velocità può creare danni anche gravi».

A parlare è Alex Barattin, delegato provinciale del Soccorso alpino, cercando di spiegare cosa è accaduto sulle Marmarole, dove l’escursionista ligure Michela Onali Santoni ha perso la vita colpita da un masso e poi da alcune pietre sulle Marmarole. Un episodio che non è isolato perché nei giorni scorsi sono stati diversi gli interventi del Suem e del Soccorso alpino per recuperare alpinisti rimasti feriti per la caduta di sassi mentre stavano affrontando una parete.

Il problema sta tutto nel disgelo, che si aggiunge alla naturale fragilità delle Dolomiti, aggiunge la referente del Suem 118 Cristina Barbarino. Dal 6 luglio, fra i 131 interventi di soccorso in montagna con l’elicottero, molti sono stati proprio per questo genere di incidenti. «Ci sono delle zone maggiormente a rischio e una persona che programma un’escursione nella nostra provincia dovrebbe tenerne conto», sottolinea Barbarino che poi pone l’accento insieme a Barattin proprio sul disgelo. «In quota c’è ancora parecchia neve. Solitamente si scioglie in primavera ma quest’anno questo fenomeno si è spostato in avanti a causa delle temperature registrate tra marzo e giugno. E quindi questo fenomeno si sta verificando adesso, creando movimenti di sassi rimasti intrappolati sotto il ghiaccio».

«Le persone non si aspettano di trovarsi di fronte al disgelo in questa stagione e vengono prese alla sprovvista. Anche se», continua il capo delegazione provinciale del Cnsas, «i famosi conoidi di sassi che vediamo alla base delle montagne ci ricordano il deterioramento delle pareti».

Cosa fare quindi per evitare le sassaiole? «Bisogna sempre porre la massima attenzione e appena si sentono muoversi i sassolini intorno a noi dobbiamo alzare le antenne perché può diventare molto pericoloso. Ma poi ci vuole anche tanta fortuna per evitare di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato».

Barattin però non può non evidenziare che la frequentazione della montagna sia cambiata, «e oggi vediamo persone con poca consapevolezza. Bisogna invece sempre prestare attenzione al meteo e ai suoi sviluppi durante la giornata, indossare un abbigliamento adeguato e soprattutto è necessario organizzare le gite in base alle proprie capacità».

Ma in montagna il pericolo è anche la mancanza di copertura telefonica in diverse zone, una situazione che può amplificare i risvolti negativi di un incidente e rallentare anche i soccorsi. «La situazione in provincia è molto variegata», conclude Barattin. «Ci sono zone coperte dal segnale, come esempio tutta l’area del demanio sciabile, mentre le aree non antropizzate non hanno copertura. Da tempo chiediamo che vengano incrementati i ripetitori da parte delle compagnie telefoniche. Di fronte a questi vuoti è importante che gli escursionisti scarichino l’app Georescue che permette a ciascuno di lasciare una sorta di filo di Arianna che poi noi soccorritori riavvolgiamo per intervenire».