Siccità, anche la Sardegna verso lo stato di calamità. Schifani attacca Musumeci sui fondi spesi in Sicilia: “Qui ha lasciato un disastro”
L’emergenza siccità nel sud Italia non si placa e la Regione Sardegna è pronta – come già fatto da Sicilia e Calabria – a dichiarare lo stato di calamità. Mentre i presidenti di Legacoop delle regioni del Mezzogiorno lanciano l’allarme (“Il Sud è in ginocchio“), la crisi idrica crea anche un scontro interno al centrodestra tra il governatore siciliano, Renato Schifani, e l’ex presidente della Regione – oggi ministro ministro per la Protezione civile – Nello Musumeci. “Sui fondi non dice il vero”, dice Schifani che attacca direttamente il suo predecessore: “Io ho trovato una situazione disastrosa“.
Stato di calamità in Sardegna – La governatrice sarda, Alessandra Todde, parla di “una situazione che deve essere gestita su tutti i fronti“, per questo annuncia la convocazione di “una giunta straordinaria proprio per deliberare lo stato di calamità per la crisi idrica”. Lo ha detto poco prima del via all’assemblea di azionisti di Abbanoa, il gestore idrico unico della Sardegna: “Stiamo stanziando risorse straordinarie – ha aggiunto – ci saranno delle risorse stanziate anche rispetto a quella che sarà la variazione di bilancio, quindi sarà assolutamente importante il fatto di gestire questo tipo di problema su tutti i fronti”.
Scontro Musumeci-Schifani – Con l’agricoltura in crisi in quasi tutte le regione del Sud e i rubinetti a secco in alcune parti della Sicilia, l’emergenza siccità diventa terreno di scontro politico dentro la coalizione di governo. Tra Schifani e Musumeci è scambio di accuse dirette. L’ex governatore siciliano, oggi ministro del governo Meloni, nei giorni scorsi aveva dichiarato che “la lotta all’assenza di acqua si fa quando l’acqua c’è, senza rincorrere le emergenze, con una pianificazione concreta, che richiederà anni, sia al Sud che al Centro-nord”. Musumeci ha pure criticato gli enti regionali che “non hanno speso tutti i soldi disponibili”. Una frecciata diretta, quindi, anche allo stesso governatore di Forza Italia, Renato Schifani.
Schifani: “Non è come dice” – La risposta dell’attuale presidente della Regione non si è fatta attendere: Musmeci dice che “soltanto il 30% delle risorse sono state utilizzate per il contrasto alla siccità? Non è così. Innanzitutto stiamo cercando di individuare i pozzi, e i pozzi non si trovano dall’oggi a domani. Comunque abbiamo utilizzato finora non il 30 ma il 60 per cento delle risorse. Mi fermo qui. Perché sono concentrato sul fare, non sul fare polemiche con chi mi ha preceduto”. Ricostruzione respinta dallo stesso Musumeci che, in un’intervista a Il Giornale, ribadisce quanto già affermato: il 60 per cento di cui parla Schifani? “Credo si riferisca ai 20 milioni stanziati dal governo per l’urgenza”, ha detto il ministro sottolineando che quei fondi sono stati destinati dal governo su sua proposta.
“Ho trovato un disastro” – Ma lo scontro è ormai aperto e si fa sempre più diretto. “Non voglio fare polemica con chi mi ha preceduto. Dico solo che ho trovato una situazione disastrosa“, ha replicato Schifani intervenendo a Radio anch’io, e questa volta rispondendo a Musumeci in qualità proprio di suo predecessore. “Non escludo che in passato si siano fatti dei progetti e degli stanziamenti, ma non trovo né laghetti né nulla. Trovo un territorio dove alcune dighe sono completate ma non collaudate, alcune dighe non sono mai state pulite e gli ultimi 10 metri sono composti da sabbia. In questo non voglio fare processi a qualche mio predecessore. Sono concentrato più sul fare che no additare ad altri, non è nel mio stile”, incalza Schifani.
Legacoop: “Sud in ginocchio” – Un braccio di ferro che non risolve certo il problema siccità. Intanto i presidenti di Legacoop delle regioni del Mezzogiorno “esprimono angoscia e preoccupazione per la drammatica siccità che sta attanagliando le regioni del Sud e in particolare per le condizioni in cui versano la Sicilia, la Sardegna la Puglia, la Basilicata e la Calabria”. E i “contraccolpi sociali ed economici” in queste regione sono “davvero rilevanti“: “Il settore produttivo più colpito – si legge nella nota – è certamente l’agricoltura che mostra dati assolutamente disastrosi, 4 miliardi di euro andati in fumo nelle regioni del Meridione e quasi 33 mila posti di lavoro persi solo nel primo trimestre del 2024″.
La situazione nelle diverse regioni – Legacoop stima in Basilicata “perdite del 90 % di produzione di grano, del 40% di produzione vitivinicola” e fa presente come in Sardegna, la siccità “sta colpendo soprattutto il lato orientale, privo quasi totalmente di infrastrutture all’altezza delle criticità esistenti”. Simile la situazione in Puglia “dove la produzione delle olive è al di sotto del 50% e dove si assiste ad una perdita di produzione nel comparto ortofrutticolo che supera il 40%”. In Sicilia, invece, “allevatori e produttori agricoli sono allo stremo delle forze e devono fare i conti con una crisi strutturale che rischia di fare collassare un comparto che un tempo era trainante per l’intera Isola e che oggi registra il 70 % di perdite nella produzione cerealicola e oltre il 45% nelle coltivazioni arboree”. Dighe e invasi del Sud rappresentato, per Legacoop, “il simbolo dell’incuria e dell’abbandono, basti pensare, per citare un solo dato, che il 50% delle dighe siciliane non è mai stato collaudato, quasi tutti gli invasi del Mezzogiorno registrano una riduzione d’acqua che supera il 50% e che sfiora il 65% in alcune regioni rispetto alla dotazione degli scorsi anni”. Oltretutto siccità e mancanza d’acqua stanno anche “mettendo a dura prova anche il comparto del turismo”. “In gioco – conclude la nota – non c’è solo la tenuta economica di comparti assolutamente centrali per il Mezzogiorno, ma la stessa tenuta economica e sociale del sistema Paese“. Per questo vengono chieste risorse e una cabina di regia Nazionale coordinata dalla Protezione Civile “in grado di individuare punti di debolezza e criticità infrastrutturali”. “Servono provvedimenti straordinari in grado di alleviare i disagi delle aziende agricole e zootecniche altrimenti vocati al default e alla chiusura”, conclude Legacoop.
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