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Июль
2024

Bonato, passione per i modellini «A 85 anni non smetto di imparare»

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Pavone canavese

Nel 1946 Renzo Bonato aveva 7 anni e viveva a Mossano, un piccolo centro in provincia di Vicenza. L’estate era al culmine; sotto il solleone i mietitori avevano raccolto il grano nei campi e i covoni erano accatastati in cascina. Quel pomeriggio sull’aia si era lavorato ore e ore per piazzare la trebbiatrice e il piccolo Renzo aveva seguito con attenzione tutte le fasi dell’assemblaggio, incuriosito dall’ingombrante e fragoroso macchinario che divideva i chicchi di frumento dalla paglia e dalla pula. Nei giorni successivi, come per gioco, il bambino era riuscito a costruire una trebbiatrice in miniatura con semplici pezzetti di legno, materiali e strumenti reperiti in casa. Nel 1950 ritroviamo Renzo a Pavone, dove si era trasferita la sua famiglia e dove risiede tuttora. Una vita di lavoro in carrozzeria; non all’Olivetti, come gran parte dei suoi coetanei, ma anche per Olivetti, allorché ripristinò la Jaguar di Elena, primogenita di Camillo. La scuola si era interrotta dopo la quinta elementare, non così il suo personale percorso di studi e di apprendimento: oggi, alle soglie degli 85 anni, Renzo disserta disinvoltamente di fisica e di meccanica, materie di cui è un vero appassionato.

I suoi manufatti, realizzati dalla fine del 1980 ad oggi, si possono suddividere in vari filoni: vecchi mestieri in movimento, mezzi di trasporto funzionanti, esperimenti didattici, scientifici e fisici, oltre 40 macchine realizzate seguendo i progetti di Leonardo, tra modelli idraulici, bombarde, cannoni, uomo vitruviano…

Renzo Bonato è stato invitato ad esporre i suoi lavori in svariate regioni d’Italia, in occasione di manifestazioni ed eventi, come la festa del grano di Padova, in una villa di 800 stanze, poi accanto alla Reggia di Venaria, allora in fase di restauro, dove incontrò alcuni componenti della famiglia Savoia, che lo invitarono a Chambéry e Aix-les-Bains.

In occasione della festa di San Savino è stato invitato a Ivrea, per esporre alcune delle sue opere al museo del Carnevale, come La mia piccola fattoria (2004, scala 1:15, 2.000 ore di lavoro), la riproduzione del Mulino d’acqua del 1600 con macine in pietra di Cascine di Romano (oggi non più funzionante, mentre il prototipo funziona), La trebbiatura del grano, con tanto di trattore e contadini al lavoro (1996, 2500 ore di lavoro). Inutile dire che La fabbrica di mattoni rossi, al cui interno si vedono i dipendenti impegnati nelle varie fasi di lavoro, ha riscosso un’attenzione particolare nella città dell’Olivetti. La curiosità di quel bambino di 7 anni che voleva capire i segreti delle macchine è ancora viva negli occhi di Bonato e ora anche in quelli del nipote Matteo, 20 anni. «Nella vita bisogna imparare ogni giorno. Più il percorso diventa difficile, più dobbiamo impegnarci perché, senza superare gli ostacoli, non si raggiungono gli obiettivi. Il mio sogno è trasmettere il desiderio di imparare. Cerco di tramandare il mio sapere guidandoli nell’osservazione dei manufatti per carpire i segreti della movimentazione delle macchine; li faccio partecipare al progetto, li stimolo a cercare soluzioni. L’ho già fatto nelle scuole di Pavone, sono disponibile anche per altre, nella convinzione che sia utile studiare sui libri, ma anche vedere con i nostri occhi, unire teoria e pratica. Si faranno molti errori, ma arrendersi… mai». —

PIERA MONTI