“Sono quasi cieco come Alfredo in ‘Nuovo Cinema Paradiso’. Nessuno mi è stato vicino, ma è colpa mia”: la rivelazione di Totò Cascio
“Sono quasi cieco come Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso”. Totò Cascio, il bambino prodigio del capolavoro diretto da Giuseppe Tornatore, Oscar come miglior film straniero nel 1990, oggi ha 44 anni e dopo quindici anni di “buio” dovuti ad una malattia agli occhi torna sul set da attore per “Il depistaggio – La consatina del Pupo” diretto da Aurelio Grimaldi e “Sbandati” di Maurizio Trapani. “La retinite pigmentosa mi ha reso quasi cieco e mi sono rinchiuso nel mio guscio. Del mondo del cinema nessuno mi è stato vicino, ma per colpa mia. Ero io a nascondermi. Per farlo inventavo continuamente scuse”, ha spiegato Cascio in un’intervista al Corriere.
Il protagonista del film di Tornatore ricorda che fu liberatorio raccontare la sua malattia a La Stampa e che i consigli di Andrea Bocelli lo aiutarono molto. “Ero diventato come Alfredo, Philippe Noiret del film: come lui riuscivo a vedere con gli occhi del cuore. Per me esisteva solo la notte: l’unico momento della giornata in cui riuscivo a vedere benissimo. Sognavo di giocare a calcio, la notte avevo un’altra vita”. Cascio ricorda anche che suo padre investì i soldi guadagnati da lui bambino sul set nell’acquisto di due supermercati a Palazzo Adriano e a Chiusa Sclafani, uno dei due gestito proprio da lui. “I luoghi del film di Giuseppe sono fantastici anche se, purtroppo, vivono lo stesso dramma di altre aree della Sicilia: si stanno spopolando. Se non si danno una svegliata rischiano di restare dei bei paesi fantasma”.
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