Mattia Fortin: “Orgoglio difendere questa porta, sono stato in questo settore giovanile dall’età di 9 anni”
Mattia Fortin:
“E’ una grande emozione tornare a casa dopo l’esperienza in prestito a Legnago l’anno scorso. Grande orgoglio per me, ma anche una grande responsabilità difendere la porta biancoscudata. Una grande emozione, specie per me che sono nato nel settore giovanile del Padova, dall’età di 9 anni. Ripaga tutti i sacrifici, gli allenamenti fatti in questi anni. È una grande responsabilità, ma la considero un’opportunità soprattutto, non sento il peso. E’ un ruolo importante ma sono pronto. La mia vita è sempre stata calcio e studio, mi sono iscritto all’università, a psicologia. Sicuramente mio papà mi ha influenzato, ma è sempre stata anche la mia grande passione. Primo ricordo di una partita di calcio è quando mio papà ha parato un rigore a Kakà. Tra Siena, Cagliari e Noale questa è stata la mia vita fin dall’infanzia però mi sento padovano ovviamente. Sicuramente è un grosso attestato di stima da parte della società e grande opportunità per me per continuare a crescere. A Legnago è stata la prima esperienza a livello professionistico, mi hanno dato grande fiducia e speriamo che possa aiutarmi anche quest’anno. Devo un sacco ad Andrea Cano, ad Adriano Zancopè, ma ringrazio anche Martini, preparatore dei portiere del Legnago, che è stato importante nella crescita. Mio papà è stato un riferimento fin da piccolo, poi un mio idolo è stato Buffon che secondo me è il più grande della storia tra carisma e il modo di stare tra i pali, questo suo aspetto mi ha sempre colpito. Con mio papà parliamo spesso di portieri ma non è quel tipo di persona che fa sconti, se faccio degli errori li sottolinea senza problemi. Andreoletti ci ha fatto capire l’importanza di questa annata, il suo gioco è propositivo e stiamo iniziando a conoscere le sue idee, è arrivato molto carico tra gioco propositivo e leadership. La mia dote migliore è forse la reattività, con l’altezza posso dare una mano nelle palle alte ai difensori. Cano? Mi ha soprannominato il secco per la mia magrezza. L’annata 2003 del Padova? Eravamo un bel gruppo consolidato, mi sento ancora spesso con Pieragnolo, Fabbian e tutti gli altri, eravamo un bel gruppo e abbiamo vinto tanto insieme. Numero maglia? Non lo so, vorrei l’1, ma non comunque la 14 come il papà”.
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