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Июль
2024

La mensa anche a chi non paga o non può permettersela: il diritto al pasto non decade

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UDINE. Cambia il regolamento del Servizio di ristorazione nelle scuole della città. Accanto all’introduzione di un tavolo per l’Educazione e la Democrazia alimentare saranno estese le tariffe scontate a tutti i minori presenti nel nucleo famigliare anagrafico, comprendendo quindi anche fratellastri e sorellastre.

Inoltre verrà ampliato il periodo in cui la commissione mensa resterà in carica, passando da uno a tre anni, e introdotta la possibilità che il minore continui a usufruire del servizio mensa anche nel caso di insolvenza da parte della famiglia.

La questione è stata affrontata ieri nel corso della commissione Cultura e Istruzione presieduta da Antonella Eloisa Gatta.

A introdurre il tema è stato l’assessore Federico Pirone: «Era dal 2021 che non si interveniva sul regolamento – ha ricordato –. Abbiamo inteso innanzitutto formalizzare l’istituzione del tavolo coinvolgendo tutti i soggetti che si occupano di educazione alimentare: le istituzioni scolastiche, l’azienda sanitaria, gli enti gestori del servizio, la commissione mensa, l’università. Lo scopo è scambiarsi informazioni e condividere buone pratiche».

Accanto all’allungamento dell’incarico della commissione mensa e all’allargamento dei bonus ai nuclei famigliari anagrafici, l’assessore Pirone si è soffermato su coloro che non pagano il servizio mensa: «Introduciamo nel regolamento una prassi già in essere, e cioè il fatto che i figli di genitori insolventi possono comunque continuare ad aver diritto al pasto. Una scelta presa a tutela dei minori».

Su questo punto sia Stefano Salmè (Liberi elettori-Io amo Udine) sia Loris Michelini (Identità civica) hanno chiesto di dettagliare i numeri di coloro che non pagano e le motivazioni. «C’è chi non ce la fa e chi si dimentica – ha chiarito Pirone –. L’amministrazione, come previsto dal regolamento, fa scattare il recupero coattivo di quanto previsto. Negli ultimi 7 anni le famiglie in debito sono state 1.085, in media 155 ogni anno scolastico. Si tratta di circa il 5% rispetto ai 3.200 fruitori annui del servizio. Il debito medio annuo sfiora i 100 mila euro su un introito complessivo di 1,4 milioni di euro circa».

Alcune famiglie negli anni versano quanto dovuto, chiedendo una rateizzazione, altre proprio non ce la fanno. Scatta quindi, sopra i 18 euro di debito, la riscossione coattiva: come spiegato dal dirigente Antonio Impagnatiello, a un primo richiamo seguono dei solleciti bonari prima del passaggio della pratica all’agente riscossore.

Nel corso della commissione Michelini ha chiesto lumi sull’assenza della tecnologa alimentare al tavolo per l’educazione e la democrazia alimentare, mentre Anna Paola Peratoner (Pd) ha sollevato il tema dello spreco e delle derrate di cibo gettate.

Ha risposto sempre Pirone: «La tecnologa non è un soggetto terzo rispetto al tavolo, quindi ne fa parte di diritto – ha spiegato –. Per quanto riguarda lo spreco sappiamo che il fenomeno è presente, nella misura di circa il 20% delle derrate di ogni pasto. Abbiamo portato il problema al tavolo, consapevoli però che una volta che i cibi vengono cotti non possono essere ridistribuiti: vengono considerati al pari dei rifiuti».

Giovanni Govetto (FdI) ha dato uno spunto inedito per l’aggiornamento del nuovo regolamento: «In uno strumento di questo tipo, pur consapevole si tratti di un ambito delicatissimo, l’amministrazione dovrebbe avere il coraggio di valorizzare aspetti quali la creatività e il buonsenso».

In chiusura ha ripreso la parola Pirone: «La nostra volontà è di rafforzare e allargare le politiche di educazione alimentare dentro le scuole ma anche nelle famiglie: possiamo avere la politica alimentare migliore del mondo ma sarà sempre monca se non trova sponda in chi si occupa dei bambini quando non sono in aula».