ru24.pro
World News
Июль
2024

Carcere Coroneo di Trieste, l’ex direttore Sbriglia: «Servono amnistia e nuove strutture»

0

TRIESTE «Un’amnistia, un programma di riqualificazione degli istituti penitenziari, nuove strutture e un incremento significativo delle misure di semilibertà, nonché di personale qualificato e non solo riferito a quello della Polizia penitenziaria».

Enrico Sbriglia, fino al 2012 direttore del carcere di Trieste e attualmente coordinatore nazionale della dirigenza penitenziaria della Fsi (Federazione sindacati indipendenti-Unione dei sindacati autonomi europei), oltre che presidente onorario del Centro europeo degli studi penitenziari di Roma, ha una conoscenza profonda del settore. «Ciò che è successo a Trieste non mi sorprende, viste le condizioni in cui versano le persone detenute. Ma proteste del genere avvengono, ormai, in tutta Italia».

[[ge:gnn:ilpiccolo:14479833]]

Intanto la Garante comunale per i diritti dei detenuti Elisabetta Burla ha scritto una lettera alla giunta e al Consiglio comunale documentando la grave situazione del Coroneo e chiedendo un intervento istituzionale, innanzitutto con un sopralluogo.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14478014]]

Tutto questo mentre emergono nuovi dettagli sul quarantottenne Zdenko Ferjancic (lunedì è stata disposta l’autopsia), trovato morto in cella il giorno dopo della rivolta: l’uomo – detenuto per cessione di stupefacenti, con un passato legato al consumo di droghe e che versava in condizioni di disagio psicologico – era al Coroneo in misura cautelare. Non per una condanna definitiva.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14476568]]

E attendeva l’appello. Come fanno notare i legali che lo difendevano, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, il detenuto, in quanto cittadino sloveno con residenza a Nova Gorica, non aveva potuto beneficiare dei domiciliari richiesti dai difensori, «poiché il sistema normativo e giudiziario – nonostante si tratti di due Stati Ue (e confinanti) – non consente di scontare i domiciliari, in custodia cautelare, in altro Paese comunitario. In realtà c’è giurisprudenza a riguardo, ma di fatto questa opportunità non viene concessa per mancanza di coordinamento. Il quarantottenne, peraltro, aveva richiesto di potersi sposare in carcere con la sua compagna detenuta nella sezione femminile.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14475878]]

Un dramma che dimostra come le situazioni personali dei carcerati si intreccino con i limiti normativi oltre che con la piaga, annosa, del sovraffollamento. Quella che ha innescato la rivolta.

Sbriglia, qual è la riflessione che si sente di fare su quanto è successo a Trieste?

«Non mi sorprende: nelle carceri italiane sta accadendo qualcosa di orribile e non da oggi, ma da vent’anni. Abbiamo la memoria corta: non ricordiamo le proteste a cavallo tra la fine anni Novanta e i primi anni Duemila? Era il periodo in cui le criticità cominciavano a emergere. Sono trascorsi vent’anni, un tempo sufficiente per consentire ai decisori politici di migliorare le carceri, il sistema penale e quello penitenziario. Un tempo sufficiente per intervenire sul codice, per riqualificare le vecchie strutture e costruirne nuove. La proteste non sono solo a Trieste, ma da Nord a Sud».

I detenuti contro chi protestano?

«Non contro i direttori e gli agenti di Polizia penitenziaria: ma contro il sistema. Ci rendiamo conto delle condizioni? Trieste ha posto per 150 persone e ce ne sono 260. Vivono con temperature tropicali. Non ci sono sistemi di condizionamento: davvero si pensa di risolvere il problema dando i ventilatori ai detenuti?»

In quali condizioni vivono le persone?

«Dormono per terra, sono assalite dalle cimici. Alcuni sono in celle con i servizi a vista, dove si è costretti ad espletare i bisogni davanti agli altri. È dignità?»

Cosa propone?

«Un’amnistia per svuotare le carceri e, nel contempo, rimodernarle. Vanno incrementate le misure di semilibertà e servono carceri nuove. Il Fvg, regione autonoma, potrebbe negoziare con lo Stato la possibilità di farsi carico delle strutture nella realizzazione e nella gestione; d’altronde già realizza gli ospedali ed è competente in materia sanitaria e di formazione professionale, fondamentale per reinserire le persone detenute nella società».