A Udine c’è Fantastic Negrito: «Con la musica dalle radici nere abbatto i muri»
UDINE. Uno degli artisti afroamericani più apprezzati del nuovo millennio, Fantastic Negrito, è la stella che brillerà al Castello di Udine giovedì 11 luglio, preceduto alle 21.30 dai Dang! nell’ambito di Udin&Jazz.
Nato come Xavier Amin Ddphrepaulezz, Fantastic Negrito ha una storia singolare: cresce in una famiglia musulmana ortodossa, il fallimento di un contratto con una major lo allontana dall’industria musicale, un incidente d’auto gli danneggia la mano con cui suona la chitarra.
La redenzione inizia nel 2015, quando vince il primo NPR Tiny Desk Contest. Negli anni successivi, Negrito si è aggiudicato tre Grammy Awards consecutivi, esibendosi in tutto il mondo, aprendo per Sturgill Simpson, Chris Cornell, Bruce Springsteen.
Ha già suonato in Italia e anche in Friuli. Cosa porta a Udine?
«Adoro suonare per il pubblico italiano. Sarà uno show potente. La novità è che nella band ora abbiamo un bassista elettrico, che negli ultimi anni mancava. Diverso anche il chitarrista: è stimolante cambiare formazione. E c’è tantissimo nuovo materiale in scaletta».
È difficile trovare musicisti che condividano la sua visione?
«A volte sì. Sono un tipo che non si perde in cazzate: non bevo, niente festini, prendo la musica estremamente sul serio. Non è solo un genere, per me è rock, funk, blues, roots, americana tutto assieme, può essere complicato. Ma nella mia vita non c’è mai stato nulla di semplice e mi va bene così».
Ha attraversato dure prove nel suo percorso. Hanno influenzato la sua arte?
«Ho cercato di condividere le mie esperienze per portare un contributo positivo. Mi hanno segnato in quello che faccio. Amore, fiducia, tradimento, relazioni, fallimenti, vittorie, tragedie: tutto è entrato nelle canzoni».
Il suo ultimo album “White Jesus Black Problems” parla anche di libertà, razzismo e capitalismo. Che altro?
«Un tema che mi sta a cuore è: superare delle situazioni restando uniti. Andare avanti, sempre. Arte, musica, cultura non vanno utilizzate per costruire muri, ce ne sono già troppi, ma per abbatterli».
In questi giorni ha pubblicato un nuovo singolo assieme a Sting.
«L’avevamo registrato un paio d’anni fa, ma non ero pronto a farlo uscire. Racconto una storia personale, e devi essere preparato a condividerla con il mondo».
Ha definito la sua musica “black roots per tutti”, cosa intende?
«La trovo un’ottima definizione. Suono per tutti e ovunque, in Usa, Sud America, Australia, Europa, Nuova Zelanda, Asia… Ma è chiaro da dove vengo: radici nere».
Che effetto le ha fatto vincere dei Grammy?
«Non ci penso mai. La sera stessa li ho posati e ho continuato a lavorare. Di certo non li ho esposti in casa. Conta solo non smettere di fare musica, raccontare storie umane, trovare modi di collaborare per vivere in armonia e unione su questo pianeta. Essere più generosi, altruisti, imparare a perdonare: questi sono pensieri che mi interessano».
Fantastic Negrito è per lei un alter ego?
«Penso ci debba essere separazione. A volte devo ancora capire chi sia questo personaggio. Voglio che sia uno strumento che veicola il bene nel mondo, di questo sono certo, vado verso la luce. “Fantastic Negrito, ti prego sii utile alle persone per propagare qualcosa di buono”: questo mi ripeto».