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Июль
2024

Caso Liporace: ecco le carte che portano a Padova

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Cene nei migliori ristoranti, convegni e incontri con imprenditori e personaggi in vista della città. Si snoda anche a Padova l’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano che ha portato all’arresto ai domiciliari dell’ex comandante provinciale dei carabinieri Oreste Liporace, che ha retto la caserma di via Rismondo dal settembre del 2017 per due anni fino al 27 settembre 2019.

Dopo Padova Liporace è stato comandante del reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri di Velletri fino al 2021 ed era attualmente direttore al Centro Alti studi per la Difesa. Ieri l’Arma dei carabinieri lo ha sospeso con effetto immediato.

L’inchiesta a Milano

È un’inchiesta ampia quella della Procura di Milano, coordinata dal pm Paolo Storari, che indaga per corruzione, turbativa e false fatture su un appalto da quasi 700 mila euro per servizi di pulizia della caserma affidato, fino al 2021, all’impresa Fabbro spa, dei fratelli Massimiliano e William Fabbro. Tra le altre cose, l’azienda risulta anche aggiudicataria del lotto 2 (che comprende il Veneto e quindi anche Padova) del catering completo, pasti e pulizie, nelle stazioni dei Carabinieri (che non è oggetto di inchieste).

Ai domiciliari è finito anche Ennio De Vellis, «imprenditore collegato» a Liporace, ma anche ai Fabbro. Tutto nasce da una precedente inchiesta per corruzione che anni fa a Milano aveva portato all’arresto di Massimo Hallecker, dipendente di Fiera Milano spa, scattata proprio dalla denuncia di quest’ultima società. Indagine dalla quale erano già venute a galla nel 2022 le «figure degli imprenditori» Fabbro. È emersa poi una «relazione di interessi» tra i due fratelli e il generale Liporace, documentata anche da «chat acquisite» agli atti.

Nell’inchiesta risulta indagato per turbata libertà degli incanti anche Lorenzo Quinzi, capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nei cui uffici sono state effettuate ieri perquisizioni da parte delle Fiamme Gialle. Perquisizioni anche negli uffici dell’Avvocatura generale dello Stato, al Centro Alti studi per la Difesa e nel Provveditorato generale alle Opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna.

Calcio e borse Louis Vuitton

Liporace, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta della Procura di Milano, potrebbe essere stato corrotto da Massimiliano e William Fabbro anche tramite diverse borse Louis Vuitton per un valore complessivo di 11.350 euro. «Mi fece avere un biglietto con degli articoli di Vuitton da comprare», ha detto Massimiliano Fabbro in sede di interrogatorio davanti al pm Storari. In tre diverse occasioni, poi, Fabbro avrebbe acquistato i biglietti per altrettante partite di calcio allo stadio Olimpico di Roma, destinati a Liporace, ai suoi familiari e a conoscenti, per un valore totale di 2.746 euro, e anche un biglietto per una rappresentazione del Macbeth al teatro alla Scala di Milano.

Nel 2019, in occasione di due giorni a Milano, Liporace e la famiglia alloggiarono all’hotel Bulgari, per un totale di quasi 3 mila euro, di cui la metà pagati in contanti. Gli inquirenti segnalano, inoltre, nove bonifici con causali «vacanze» da 18 mila euro per il generale. Sulle «condotte» di Liporace, scrive il gip Domenico Santoro, ci sono ancora elementi «da approfondire a livello investigativo».

Le cene a Padova e a Roma

Molti dei rapporti tra i Fabbro e Liporace si svolgono a Padova, nel periodo da comandante provinciale dell’Arma. Il 9 ottobre 2017, pochi giorni dopo il suo insediamento, è agli atti dell’inchiesta una cena con Massimiliano Fabbro al “Belle Parti”. C’è poi un secondo appuntamento, il 4 dicembre 2017, stavolta al Caffè Pedrocchi: «Sistemati e dopo ci vediamo al Pedrocchi, c’è un tavolo a mio nome», è l’invito.

Una volta rientrato a Roma, i rapporti tra Liporace e Fabbro proseguono e continuano a coinvolgere numerosi esponenti padovani. Il 4 aprile 2022 c’è una cena a Villa Agrippina a Roma dove sono invitati anche un importante dirigente di Mediolanum e un esponente di spicco della Veneranda Arca del Santo. Dai riscontri investigativi emerge come i Fabbro puntassero – senza successo – a diversi appalti all’interno del Vaticano.

Tra le cene finite sotto la lente degli investigatori anche quella del dicembre 2022 tra Liporace e il politologo statunitense Edward Luttwak: lo spunto è l’organizzazione di una tavola rotonda con tanto di «briefing di aziende per lo sviluppo negli Stati Uniti e nel mondo» con importanti imprenditori veneti, che avrebbe dovuto svolgersi nella città del Santo.

In un’altra occasione Liporace avrebbe parlato con imprenditori di rilevanza nazionale del settore abbigliamento del Centro ingrosso Cina di corso Stati Uniti: «Hanno fatto qualche sequestro?», chiede l’imprenditore; «Più tardi casomai ci sentiamo un attimino, ti chiamo su whatsapp», è la risposta.

Sempre nell’ambito dei rapporti tra Liporace e i Fabbro nell’inchiesta è finita la festa offerta dal comandante in occasione del suo addio a Padova: una serata negli spazi Mediolanum in piazzetta Bussolin, con ospiti di prestigio come Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi, assieme a tutte le autorità cittadine.

Dagli accertamenti bancari sono emersi anche i bonifici con cui Liporace ha pagato il servizio di catering per la cena alla Fabbro Food spa. Questa però sarebbe stata l’occasione – secondo quanto raccontato da Fabbro in un interrogatorio agli inquirenti – in cui Liporace gli avrebbe chiesto per la prima volta qualcosa «fuori dall’ordinario».

Il negozio di Maschio Gaspardo

C’è un’ulteriore vicenda in cui l’ex comandante risulta coinvolto, assieme alla sorella Maria Grazia Liporace. Dagli accertamenti degli inquirenti ci sarebbero due immobili a loro cointestati che si trovano a Belvedere Marittimo (in provincia di Cosenza), zona d’origine dei Liporace, affittati alla Maschio Gaspardo, multinazionale padovana che produce macchine agricole.

L’affitto è stato versato dal novembre 2019 all’agosto 2023: poco più di mille euro al mese per un totale di 49 mila euro. Secondo il contratto sarebbero dovuti servire per «mostra e vendita di macchine agricole e giardinaggio», ma i sopralluoghi dei carabinieri non avrebbero trovato attività commerciali. L’azienda padovana, interpellata, ha spiegato che «prende atto delle notizie giornalistiche che stanno circolando nei media e si dichiara totalmente estranea ai fatti».