Alex Marangon non si è suicidato: durante l’autopsia trovate numerose ferite alla testa provocate da uno o più oggetti contundenti
C’è una prima certezza sulla morte di Alex Marangon, il 25enne barman di Marcon (Venezia) trovato morto lunedì primo luglio sul greto del fiume Piave dopo l’allontanamento volontario nel corso di un rituale amazzonico nei pressi dell’abbazia di Vidor, in provincia di Treviso. Secondo i medici che hanno eseguito l’autopsia, il ragazzo non si è suicidato: sul suo cadavere, infatti, sono state individuate numerose ferite in testa, verosimilmente provocate da un oggetto contundente. L’esame è stato eseguito dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima. All’autopsia erano presenti anche i carabinieri.
Alla luce dei primi risultati dell’esame autoptico, quindi, emergono sempre più forti i dubbi che il ragazzo non sia morto per annegamento né per morte violenta, ma per gli effetti delle pratiche sciamanico-curative durante la due giorni privata all’abbazia di Santa Bona, che è il reato per cui si procede. Oltre alle due pozioni del potente allucinogeno ayahuasca, venerdì e sabato, pare che il ragazzo, sofferente di asma, per allievare il disagio si sia sottoposto anche a un’iniezione di veleno di rana amazzonica sapo/kambo, altra pratica curativa sciamanica. Sabato notte il giovane potrebbe essere caduto accidentalmente oppure dopo l’assalto di un’animale selvatico ma qualcuno potrebbe anche averlo gettato nel fiume già cadavere, essendosi spaventato per l’inaspettata morte del ragazzo.
Anche perché tra la sua scomparsa e l’allarme dato solo alle sei di mattina ci sono tre ore in cui non si sa bene cosa sia successo nemmeno nell’abbazia sconsacrata. Motivi più che sufficienti per la Procura trevigiana per decidere di voler sentire tutti e venti i partecipanti al Sol de Putumayo, organizzato a pagamento dalla coppia Andrea Gorgi Zuin (Zu) e Tatiana Marchetto (Tati), che dovranno aiutare gli investigatori a identificarli, perché sono i soli che li conoscono tutti. I risultati dell’autopsia aiuteranno a chiarire il quadro in ordine all’annegamento e al morso di animale selvatico al fianco del giovane, ma mai come in questo caso saranno fondamentali gli esami tossicologici per i quali serviranno una decina di giorni. Per fare chiarezza su quanto accaduto, il pm Giovanni Valmassoi, titolare dell’inchiesta, ha aperto un fascicolo per morte in seguito ad altro reato, per il momento senza iscrivere alcun indagato. Alcuni dei presenti, sentiti dai Carabinieri, hanno parlato delle tisane tra le quali anche quella all’ayahuasca. Bevanda che il 25enne avrebbe bevuto sia nel pomeriggio che la sera della scomparsa. Già dopo la prima assunzione Alex sarebbe andato verso il Piave, vicino all’abbazia, facendo il bagno controllato da altri.
L'articolo Alex Marangon non si è suicidato: durante l’autopsia trovate numerose ferite alla testa provocate da uno o più oggetti contundenti proviene da Il Fatto Quotidiano.