Villafranca Padovana piange Teresa: l’atleta 15enne si è spenta a Houston
Una campanella, domenica scorsa, ha risuonato nei corridoi dell’Md Anderson Cancer Center, a Houston. A dare i rintocchi, papà Roberto e mamma Lucia, davanti ai medici e sanitari della Pediatria dell’Istituto.
Teresa si era spenta da pochi minuti. Quello era il suono che segnava la fine di ogni speranza, ma che allo stesso tempo esprimeva anche la forza di un percorso, il grazie a chi si era speso per quel viaggio, la consapevolezza di essere entrati – nel nome di Teresa e grazie a Teresa – in una comunità.
Teresa Belluco, 15 anni, si è spenta nella struttura sanitaria del Texas in cui si trovava ormai da più di un anno. Nell’ottobre 2022 all’adolescente era stato diagnosticato un sarcoma, tumore raro che deriva dalla trasformazione maligna delle cellule dei tessuti molli, dai muscoli ai vasi sanguigni e linfatici, fino a nervi e legamenti.
Il percorso di cura affrontato in Italia non ha dato i risultati sperati, per cui Teresa e famiglia hanno cercato altrove una speranza di guarigione. L’hanno trovata negli Stati Uniti, all’Md Anderson Cancer Center di Houston, centro d’eccellenza su questo fronte.
«Teresa è stata la seconda persona al mondo a partecipare un trial sperimentale in fase 1 e lo ha fatto con grande responsabilità e lucidità», spiega papà Roberto. «Sapeva benissimo che con questa strada si poteva arrivare a tutto o a niente, nessuna via di mezzo. È stata lei a dirci che non voleva stare in Italia ad aspettare la propria fine, che voleva rincorrere quella percentuale pur minima di speranza».
E a spingere questa corsa ci hanno pensato anche migliaia e migliaia di persone: la famiglia Belluco – una famiglia che è davvero cresciuta un questi mesi, oltre ogni legame di sangue – è riuscita a raccogliere oltre mezzo milione di euro – 460 mila solo attraverso una piattaforma online – per sostenere le costosissime spese mediche nel Texas.
«Teresa è arrivata qui a maggio dell’anno scorso, e ha vissuto una seconda vita». Ha terminato gli studi della scuola secondaria inferiore, ha compiuto 15 anni, ha cominciato il primo anno di superiori seguendo a distanza le lezioni del “Marchesi”, nell’indirizzo di scienze umane: «A fine di quest’anno scolastico aveva la media del 9», confida con orgoglio papà Roberto. Ha imparato l’inglese, persino gli ultimi, quasi senza fiato, ormai erano in quella lingua. Ha conosciuto tante persone, si è fatta nuovi amici, ha partecipato ai tanti eventi organizzati dal circuito solidale legato all’Anderson.
E ci ha creduto, ci ha sempre creduto: «Ci ha sempre detto che, anche nel caso fosse finita male, era orgogliosa di poter contribuire alla ricerca. Teresa si fidava dei medici, questo Istituto le ha regalato un livello di serietà e di affetto tali da non perdere mai la speranza».
«Sono in gara, e non posso che gareggiare», diceva ai genitori, forte del suo dna di sportiva: Teresa era un talento della ginnastica artistica e dell’atletica leggera, in particolare del salto in alto, tanto da toccare il metro e cinquanta già a 13 anni.
In questi mesi aveva ricevuto anche i messaggi degli olimpionici Sara Simeoni e Gianmarco Tamberi: «Tamberi le aveva promesso un allenamento insieme», sorride Roberto.
Teresa ha mantenuto forza e lucidità anche quando è arrivata la consapevolezza che la terapia non stava portando agli effetti sperati: «È riuscita a salutarci, a fare le raccomandazioni che solo una sorella sa fare al fratello, a indicarci le sue ultime volontà: si è spenta serena, dandoci ancora una volta un esempio che difficilmente si pensa possa arrivare da una quindicenne».
Lei stessa ha scelto la cremazione. Una tradizione dell’Anderson vuole che, al termine di ogni terapia, nel bene e nel male, i famigliari suonino una campanella per testimoniare la fine di un percorso: è stato questo il toccante congedo di Teresa.
Le sue ceneri ritorneranno in Italia a metà luglio: «Si terrà una cerimonia per ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini. Abbiamo raccolto tanto, in ogni senso. Quanto di economicamente ricevuto e non utilizzato per le cure di Teresa, sarà donato a chi compie ricerca sui sarcomi e alle famiglie che ne hanno bisogno», le parole della famiglia Belluco.
Teresa lascia il padre Roberto, la mamma Lucia e il fratello diciassettenne Leonardo. Lascia soprattutto una comunità che ha sempre tifato per lei e che oggi ne raccoglie l’eredità affettiva ed emotiva.