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Июль
2024

Da Roma a Murano, Dorotea Falcone è l’unica centina dell’Abate Zanetti. «Io, baby fuori sede, sogno di lavorare in fornace»

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Se le avessero detto che a 19 anni avrebbe voluto fare la maestra vetraia, Dorotea Falcone fino a qualche anno fa non ci avrebbe mai creduto. Lei, che da piccola sognava di diventare una pilota di auto da corsa e che conosceva l’arte del vetro solo per sentito dire, ma non sapeva davvero cosa fosse. D’altronde, Murano sembrava un’isola lontanissima da Roma, dove ha vissuto fino alla fine delle medie, prima di trasferirsi con la mamma ad Aviano, in Friuli. La sua scuola, un liceo delle scienze umane, era un campo di battaglia e lei non si trovava per nulla bene, motivo per cui si sposta in un altro istituto dello stesso indirizzo, ma la storia è la stessa.

La ragazza mette piede per la prima volta a Murano nel 2021, quando va a vedere l’istituto Abate Zanetti e decide di iscriversi, cambiando completamente strada e intraprendendo un percorso in grafica e comunicazione. «Non avevo nulla da perdere, la vita che facevo in Friuli non mi piaceva, così mi sono buttata in una nuova esperienza». Per la ragazza non significava solo cambiare scuola, ma anche andare a vivere da sola a 16 anni, lontano da casa e dalla sua famiglia. «Ero una baby fuori sede» scherza, «ma non è mai stato un problema, non ho sofferto il distacco, anzi, la mia nuova vita è stata una rivelazione. Ho sofferto solo il fatto di essere a Mestre, in un collegio di suore, e arrivare a Murano era un viaggio tutte le volte» racconta.

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Distanza a parte, Dorotea s’illumina a parlare della propria esperienza a scuola, così diversa da tutte quelle che aveva frequentato fino a quel momento. «Ho trovato un ambiente in cui gli studenti non sono numeri ma persone. E dei professori appassionati, esseri umani prima ancora che docenti che, di rimando, trattavano anche noi così. Io della mia scuola ero innamorata» aggiunge.

E l’arte del vetro? «L’ho scoperta per sbaglio, ma è stato amore a prima vista. Mi sono trovata in un laboratorio di vetro senza saperlo, ed è stata una scoperta in tutto e per tutto» racconta. Da quel momento, Dorotea inizia ad avvicinarsi alle tecniche di lavorazione del vetro nei laboratori organizzati dalla scuola, molti dei quali combinavano la tecnica alla grafica. «Poi nell’estate tra il quarto e il quinto anno, con la mia migliore amica e il nostro prof Eros Raffael ho fatto un viaggio di istruzione a Seattle, in cui mi sono avvicinata molto di più al mondo del vetro e ho imparato nuove tecniche».

Nelle scorse settimane, Falcone ha superato brillantemente l’esame di stato, ottenendo il massimo dei voti. «Una bella soddisfazione, soprattutto visto il mio percorso. A volte è stato difficile ma ce l’ho fatta» dice, tirando un sospiro di sollievo. E ora? «Voglio restare a Venezia, in centro storico dove vivo ora. E voglio portare avanti l’arte del vetro, unendola alla componente grafica. Desidero che questa tradizione possa continuare a vivere e, al tempo stesso, vorrei apportare delle modifiche in modo che anche i giovani possano capire quanto sia magica quest’arte. Il vetro di Murano subisce una metamorfosi, come se fosse qualcosa di vivo. Ciò che amo, è l’anima stessa della materia».

Falcone non ha alcuna intenzione di proseguire gli studi in università. «Voglio fare la gavetta, entrare appieno nel mondo del design del vetro. Queste cose si imparano in fornace, tempo che con l’università le idee si disperdano e non vorrei perdere questa passione e quel filo artistico che serve, tanto meno sprecare energie» conclude.