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Июль
2024

«Tutti i pezzi della filiera dell’innovazione devono fare sistema»

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Una realtà partita dalla zona di Como e che, con il passare degli anni, è diventata una delle realtà più apprezzate da chi vuole fare impresa attraverso idee innovative. ComoNExT è un innovation hub che fa parte degli incubatori certificati in Italia ed è nato da un’idea di Stefano Soliano (Vice Presidente dell’Associazione InnovUP) che nel corso degli anni ha visto passare davanti ai suoi occhi moltissimi progetti innovativi.  

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Giornalettismo lo ha intervistato per avere da lui, in quanto “attore protagonista” nel mondo degli incubatori d’impresa in Italia, una visione di quale sia la situazione nel nostro Paese. E lo ha fatto partendo dall’analisi dell’ecosistema nostrano che non sembra essere propriamente “affascinato” dalle startup innovative: «Le startup necessitano di un sistema in grado di accoglierle e di supportarle per una crescita piuttosto rapida, che non significa solo capitale, ma anche per quel che riguarda le modalità con cui vengono costituite, con cui vengono trattate dalle istituzioni, dal punto di vista burocratico e da tutto il sistema economico più in generale. Questo è un problema perché il nostro Paese non è particolarmente friendly nei confronti delle startup. Io potrei sembrare di parte, ma ritengo che il ruolo di un acceleratore o di un incubatore sia importantissimo, perché rappresenta un reale supporto e sostegno allo sviluppo della nuova imprenditoria».

Stefano Soliano, il ruolo degli incubatori certificati

Per farlo, però, occorre seguire un indirizzo ben preciso, che Stefano Soliano persegue quotidianamente nella sua attività di Vice Presidente di InnovUp e ha messo in campo fin dalla nascita di ComoNExT: «Il tema del sistema è importante, perché il nostro è un Paese che fa molta fatica a fare sistema, nel senso che è un Paese fatto di campanilismi e fazioni, mentre per lo sviluppo di una nuova impresa i pezzi della filiera dell’innovazione devono essere sintonizzati tra di loro integrati. Devono essere utili gli uni agli altri. L’innovazione deve essere considerata una filiera vera e propria e non un comparto a supporto di altri».

Un’unità di intenti e un’azione coordinata per far sì che tutti i piccoli pezzi possano essere utili per creare un mosaico di successo: «Parlo di filiera perché ci sono le idee che rappresentano le materie prime, poi ci sono i processi di trasformazione che sono gli incubatori e gli acceleratori. Il fare sistema vuol dire un’integrazione tra tutti i corpi intermedi: le imprese, le università, gli acceleratori e gli incubatori. Tutti soggetti che fanno parte – e che hanno un interesse economico – dello sviluppo del Paese». E gli Atenei possono avere un ruolo fondamentale in questa attività di sviluppo: «Sono i punti di miglioramento delle idee, anche dal punto di vista scientifico, dove c’è il mondo delle imprese che non può non considerare le startup e la nuova imprenditoria come uno degli oggetti, uno dei punti dove investire anche i propri capitali e cercare traiettorie di innovazione». 

La rigenerazione degli spazi

Soliano è molto attento a un tema fondamentale (che, tra l’altro, fa parte dei requisiti che un incubatore d’impresa deve rispettare per ottenere la certificazione), ovvero quello della rigenerazione e riqualificazione degli spazi per la trasformazione in luoghi utili allo sviluppo iniziale delle startup innovative. Anche se si tratta di un requisito vincolante, non sembra esserci un grande supporto da parte del settore pubblico: «Il supporto possiamo definirlo “relativo”. Nel senso che non è sistemico, quindi è molto legato ai singoli territori che hanno da risolvere delle tematiche e delle problematiche legate alla rigenerazione urbana. Spesso, questi luoghi sono vecchie fabbriche dismesse, ma ce ne sono altri che sono luoghi privati. Si tratta di siti abbandonati che devono essere rigenerati per non generare degrado. Questa è un’occasione importante ed è evidente che per rimettere in sesto spazi come questi servono capitali importanti. Occorrerebbero delle misure dedicate».

Per fortuna, questo “disinteresse” non è diffuso a livello capillare in tutto il Paese: «Ovviamente – prosegue Soliano -, ci sono dei territori in cui le amministrazioni locali sono sensibili a questi temi e si fanno carico delle riqualificazioni e delle rigenerazioni. In altri territori, però, questo non succede. Il motivo è semplice: non c’è una regola e quindi non c’è un tema sistemico che ci porta a dire che nel Paese questa cosa succede. Ovviamente, ogni tanto vengono pubblicati dei bandi con dei contributi, però sono delle misure abbastanza spot, e non strutturali. Secondo me questo è uno dei temi che andrebbe affrontato perché, se io riesco a innestare innovazione su un territorio, innesto poi una crescita economica e sociale di quel territorio».  

Il modello da seguire

La grande esperienza di Stefano Soliano nel settore dell’innovazione attraverso incubatori certificati ci ha portato a chiudere quest’intervista con una domanda più personale: di ciò che ha costruito nella sua carriera, qual è la cosa che lo rende più fiero? «È l’essere riuscito a costruire un modello di technology transfer che parte dalle competenze di tutte le imprese, startup, imprese innovative e che sono riuscito ad aggregare all’interno del nostro sistema di incubatori. Prima di tutto partendo da ComoNExT e adesso con il progetto C.Next, che è un po’ una replica di questo sistema in giro per l’Italia. Oggi andiamo a rispondere alla necessità di innovazione delle corporate piuttosto che delle aziende meno innovative che restano fuori dai nostri perimetri. E lo facciamo attraverso la messa a fattore comune di tutte queste competenze che stanno all’interno delle 150 aziende che in questo momento fanno parte del nostro network. È un aspetto molto interessante perché non è lasciato al caso: non è solo una buona idea, una buona volontà, ma è proprio un modello vero e proprio, un modello contrattuale, un insieme di regole basate su fiducia, trasparenza e, soprattutto, competenze. Next Innovation è la cosa di cui vado effettivamente più fiero perché funziona bene e ci è stato chiesto che venga replicata in altri territori al di là del comasco da cui è partito. Oggi siamo a Ivrea, a Pescara, a Novara, saremo nel nord Milano ad Arese, nell’area della vecchia Alfa Romeo. Diciamo che si porta dietro da una parte la rigenerazione urbana e dall’altra lo sviluppo economico e sociale».

L'articolo «Tutti i pezzi della filiera dell’innovazione devono fare sistema» proviene da Giornalettismo.