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Июль
2024

A Trieste l’altolà di Mattarella: «No a governi senza limiti»

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TRIESTE «La democrazia comporta il principio dell’eguaglianza perché riconosce che le persone hanno eguale dignità. La democrazia è strumento di affermazione degli ideali di libertà. La democrazia è antidoto alla guerra».

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto del suo discorso di apertura alla 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia, mercoledì a Trieste, una disamina dello stato di salute della democrazia nel nostro tempo tumultuoso, percorso da tensioni sociali, geopolitiche, ambientali.

Il discorso del Presidente ha coronato il lungo lavoro che ha portato alla Settimana sociale, dal 1907 il laboratorio sociale e politico dei cattolici in Italia, che quest’anno ha scelto il capoluogo del Fvg per fare il punto sul tema democratico.

La scorta presidenziale arriva al Generali Convention Center del Porto vecchio spaccando il minuto, poco prima delle 17. Mattarella viene accolto dalle autorità civili e religiose sulla riva in fronte al complesso. Quando il presidente della Repubblica entra nella grande sala, il migliaio del pubblico s’alza in piedi in un applauso fragoroso.

La manifestazione inizia con due testimonianze del mondo della cooperazione, poi con il discorso del cardinale e presidente della Cei Matteo Zuppi. Prende quindi la parola il Capo dello Stato, chiedendosi quale sia il senso di un termine d’uso tanto comune come «democrazia»: «Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere. Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera».

Oggi si cerca di mortificarla, «ponendone il nome a sostegno di tesi di parte. Non vi è dibattito in cui non venga invocata a conforto della propria posizione». È opportuno quindi «chiedersi se vi sia, e quale, un’anima della democrazia».

Il Presidente cita Alexis de Tocqueville, per cui «una democrazia senz’anima è destinata a implodere», e poi Giorgio Napolitano nel ricordare che la Repubblica italiana nasce come «alito della libertà» dopo la «costrizione ossessiva del regime fascista».

Mattarella riflette quindi sulle «condizioni minime della democrazia» indicate da Norberto Bobbio, invero «esigenti»: «Generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze».

Non c’è quindi democrazia senza tutela «dei diritti fondamentali di libertà». Cosa fare però se manca la partecipazione? Trattando il tema dell’astensionismo, Mattarella ricorda che per capire la «defezione, diserzione, rinuncia» dei cittadini occorre «adoperarsi concretamente affinché ogni cittadino sia nelle condizioni di poter, appieno, prendere parte alla vita della Repubblica». In tempi di riforme costituzionali il Capo dello Stato ricorda che «le libertà risulterebbero vulnerate» ipotizzando democrazie affievolite, «depotenziate da tratti illiberali». Cita ancora Bobbio, per cui «non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti “in nome del dovere di governare”».