I dati sull’utilizzo dello smartphone tra i giovani italiani in classe
Un elemento che ha influito senza dubbio sull’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è sicuramente stato quello che è emerso da una indagine OCSE-Pisa, che ha cercato di quantificare i dati sugli smartphone in classe durante le lezioni. Piccola premessa: lo studio è stato condotto da un istituto di statistica che, in questa sua formulazione, si occupa nello specifico di istruzione (Pisa è l’anagramma di Programme for International Student Assessment). La fonte, dunque, è estremamente autorevole e mette in chiaro una cosa: tra gli studenti intervistati, il 38% ha ammesso di essere stato distratto, durante le lezioni, dall’utilizzo dello smartphone.
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Dati su smartphone in classe: l’indagine che ha allarmato Valditara
Consideriamo che la media degli studenti europei che afferma di aver utilizzato il cellulare in classe si aggira intorno al 30%. Anche da questo punto di vista, dunque, il trend italiano è abbastanza negativo rispetto agli altri Paesi UE. Tra l’altro, l’utilizzo dello smartphone non ha soltanto un impatto su chi – effettivamente – si rende responsabile dell’azione, ma si riflette anche su chi non utilizza il cellulare in classe. Sempre l’indagine OCSE-Pisa, infatti, fotografa un dato altrettanto preoccupante: il 29% degli studenti ha dichiarato che, pur non utilizzando direttamente il cellulare in classe, si sente distratto o disturbato dall’utilizzo che ne fanno i compagni. Un concetto che assomiglia molto a quello di fumo passivo (ugualmente dannoso per la salute).
Come abbiamo analizzato in un altro passaggio del monografico di oggi, chiaramente gli smartphone in classe (ma anche in generale al di fuori del contesto scolastico) influiscono tantissimo sul rendimento degli alunni. Ed è per questo che il ministro ha pensato a una soluzione molto radicale, quantomeno per quello che riguarda i livelli di scuola primaria e di scuola secondaria di primo grado.
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