Nata a Trieste dopo la fuga da Gaza: Bergoglio vedrà la piccola Maya
Tra le persone che incontreranno Papa Francesco al Centro congressi di Trieste il 7 luglio prima della messa in piazza Unità ci sarà Maya, la piccola bimba palestinese nata al Burlo Garofolo lo scorso 1° maggio, sua sorella di quattro anni e sua madre di venti, che erano tra le 21 persone che sono state evacuate da Gaza per ricevere cure all’ospedale infantile. Saranno accompagnate da volontari della Comunità di Sant’Egidio. La notizia è emersa a margine della serata di beneficenza “Nessun dorma” organizzata al Mib di Trieste dalla Fondazione Burlo Ets.
Nel corso della serata-spettacolo organizzata per raccogliere fondi per le protesi dei piccoli di Gaza in cura a Trieste è stata raccontata la storia della giovane mamma di Maya. Alla donna – è stato raccontato nella lettura fatta dal palco dall’attore friulano Giuseppe Battison del diario di Barbara Fari, l’infermiera del Burlo che cura la sanità transfrontaliera e che si è recata al Cairo per andare a prendere i bambini e le famiglie di Gaza – si ruppero le acque durante il volo che avrebbe portato lei e la figlia, affetta da una grave patologia che le permette di respirare solo tramite una cannula tracheostomica, a Trieste. Aveva nascosto la sua gravidanza perché non fosse costretta a rinunciare a portare in salvo la sua piccola.
La serata aveva come titolo “Nessun dorma”, due parole che evocano immediatamente l’aria della Turandot, con cui si è chiuso l’evento in cui si sono susseguite parole e musica. Ma usate come titolo di una serata di beneficenza che vuole realizzare «un sogno di pace per i bambini di Gaza» diventano un monito: nessuno tenga gli occhi chiusi a fronte della tragedia umanitaria in corso, tragedia che ha lasciato fisicamente “bambini a metà”. La bellezza delle note (cantate dal tenore Fabio Andreotti e dal mezzo soprano di origini iraniane Sarvenaz Forghani, accompagnati al pianoforte da Andrea Furlan) si è opposta alla crudezza “del sangue” e delle conseguenze della guerra scritte sul corpo di bambini raccontate appunto dagli stralci del diario di Fari. «Abbiamo bisogno di almeno cinque gambe e tre dita», è stato detto dai presentatori della serata Lorenzo Acquaviva e Anna Godina. Un costo stimato tra i 20 e 30 mila euro. Alla serata ha preso parte, giunta dall’Inghilterra, anche Sally Becker, l’operatrice umanitaria Ceo e fondatrice di Save a Child, l’Ong che ha portato in salvo i piccoli e che sta preparando una nuova missione per portare in Italia altri 12 bambini, sempre grazie alla regia del Burlo. Becker è entrata in contatto con il Burlo tramite Marino Andolina, pediatra in pensione con una ricca esperienza umanitaria in zone di guerra. La direttrice sanitaria del Burlo, Paola Toscani, ha espresso «un grandissimo grazie, dal cuore, ai volontari che vanno nei teatri di guerra e portano in salvo i bambini».
Il presidente della Fondazione Burlo Garofolo Ets, Gabriele Cont, in una nota, ha ricordato che la raccolta fondi è volta, oltre che all’acquisto delle protesi, ad assicurare «controlli regolari, il supporto psicologico continuo per bambini e familiari, e soprattutto reintegrare la bellezza della vita». Il fondatore e ad del Mib, Vladimir Nanut, si è detto «orgoglioso di ospitare questo importante evento di beneficenza» perché «sottolinea l’importanza della responsabilità sociale nel mondo del business e dell’istruzione». Il dg del Burlo, Stefano Dorbolò, ha aggiunto: «Come ospedale portiamo l’immagine di figli che nascono e guariscono e mamme che gioiscono e il nostro appello a fermare le lacrime delle mamme che piangono su figli che muoiono».