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Monsignor Renna: «Attraverso il dialogo occasioni d’incontro per riflettere su storia e vera integrazione»

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Monsignor Renna: «Attraverso il dialogo 


occasioni d’incontro per riflettere su storia 

e vera integrazione»

foto da Quotidiani locali

TRIESTE. I cattolici scelgono Trieste come luogo in cui riflettere sul loro ruolo nella società italiana oggi. Monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, spiega il senso dell’evento, giunto alla 50esima edizione.

Eccellenza, perché Trieste?

«C’è una rotazione nella scelta tra Sud, Nord e Centro. Questa volta toccava a una città del Settentrione che non avesse mai ospitato la Settimana sociale e che al contempo fosse essa stessa un messaggio. Trieste da questo punto di vista si è prestata ad essere la città che ci permette di parlare di democrazia».

Quale sarà lo spirito?

«Lo spirito è quello di un “dialogo sociale”. Uso questa espressione non a caso: è di Papa Francesco, dall’enciclica “Fratelli tutti”. Oggi noi assistiamo a una deriva della partecipazione perché c’è poco dialogo, un individualismo che ci fa pensare soltanto a noi, ai nostri tempi e alle nostre aspettative, senza guardare forse alle nuove generazioni. Il dialogo sociale permette invece alle persone di incontrarsi e permette soprattutto a tante realtà virtuose, che già animano i territori, di mettersi in rete e dialogare. Questo non sempre è facile. Certo, esistono i convegni ecclesiali, che riguardano temi più strettamente ad intra della vita della Chiesa. Invece quando si parla di società, di politica, di impegno per il mondo, la pace, la giustizia si toccano temi nei quali ci ricordiamo che il cristiano vive sempre in compagnia degli uomini. Le gioie, le fatiche e le speranze del cristiano sono quelle dell’uomo suo contemporaneo».

Questa città ha sofferto per i contrapposti nazionalismi in passato. Oggi tornano?

«Il ritorno dei nazionalismi in tutto il mondo è sotto gli occhi di tutti, ci sono autorevoli studi che lo dicono, e una lettura attenta della cronaca ce ne dà contezza. I nazionalismi sembrano ritornare perché si ha paura dell’altro, perché c’è insicurezza riguardo al futuro. Si combattono facendo memoria della storia passata, ricordando che in altre epoche questi sono nati e poi hanno portato dei grossi confitti, e l’uomo è ritornato a riflettere soltanto quando ha raccolto le ceneri di quell’incendio avvenuto. Papa Francesco nella “Fratelli tutti” invita proprio a evitare forme di revisionismo. Chiediamoci quindi cosa sia avvenuto cent’anni fa in Europa che ha portato a quei conflitti, e come sia rinata poi la democrazia in Italia e nel continente. C’è quella frase che si sente in tanti luoghi in cui bisogna fare memoria d’un passato fosco, che i popoli che non hanno memoria sono destinati a ripetere gli errori del passato. Dicendo questo non voglio assolutamente stigmatizzare destra o sinistra, perché i conti con la storia bisogna farli tutti, per evitare le polarizzazioni».

Trieste è il posto giusto.

«Tutta l’Italia dovrebbe fare il punto su questo».

Qui c’è anche il punto d’arrivo della rotta balcanica. Qual è l’approccio dei cattolici a questo tema?

«I cattolici sono uomini e donne che, in compagnia degli altri, anche di chi ha una fede diversa, rispondono a un’emergenza. L’emergenza è quella di accogliere, salvare delle persone. Però dall’altra parte non ci dobbiamo fermare all’emergenza: bisogna costruire una visione politica, dei corridoi che permettano degli ingressi legali, non permettere che ci sia questo scempio quotidiano di cui guadagnano soltanto gli scafisti e i passeur. Il cristiano quindi da una parte accoglie, ma dall’altra pensa a politiche che siano in grado di integrare. Queste politiche hanno bisogno di essere potenziate a livello europeo, e possono essere davvero una grande risorsa per una Europa che sta invecchiando. Non è la prima volta nella sua storia che l’Europa accoglie altri popoli e si rigenera