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L’intervista. Solinas: “La Francia è cambiata, Macron e Mélenchon non lo capiscono. Marine ha imparato dagli errori del passato”

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solinas francia

“La Francia è cambiata”, ma né Macron né Mélenchon sono stati in grado di capirlo. E così, “in questa tornata elettorale tanto importante hanno pensato di poter fare una chiamata alle armi rifacendosi a parole d’ordine vecchie di 20, 30 anni”. A fronte di questo, Marine Le Pen negli ultimi due decenni ha invece “fatto […]

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“La Francia è cambiata”, ma né Macron né Mélenchon sono stati in grado di capirlo. E così, “in questa tornata elettorale tanto importante hanno pensato di poter fare una chiamata alle armi rifacendosi a parole d’ordine vecchie di 20, 30 anni”. A fronte di questo, Marine Le Pen negli ultimi due decenni ha invece “fatto un percorso politico di alto livello e ha saputo anche imparare dagli errori e dalle contraddizioni del passato”. È Stenio Solinas a scattare questa fotografia delle proposte politiche che si confrontano oggi in Francia, un Paese che conosce profondamente e dove lo scorso autunno è stato anche premiato dall’Academie française a Parigi nella sua veste di direttore editoriale della casa editrice Settecolori, che ha portato in Italia testi classici del Paese inediti da noi. “Macron – spiega – ha chiamato il Paese a fare delle scelte che nella sua testa dovevano essere radicalmente diverse e che poi gli si sono rovesciate addosso”.

Anche per lei siamo alla fine del macronismo?

Non c’è dubbio. Macron è uno che era arrivato per dissolvere le categorie di destra e sinistra e creare un rassemblement che fosse nazionale, sociale, moderno e il risultato è stato l’esatto contrario. Oltretutto con questa chiamata alle armi, diciamo repubblicana, si sono accentuate ulteriormente quelle che in realtà erano differenze destinate a stemperarsi, perché il Rassemblement National non è più la destra di un tempo e a sinistra ormai c’era un ribollire di sigle che significava qualcosa di radicalmente diverso dal socialismo di Mitterand. Mi sembra che abbia combinato una serie di disastri che non lo faranno passare alla storia, se non in senso negativo.

In vista del secondo turno di domenica, che messaggio sta passando agli elettori francesi?

La parte relativa al Rassemblement National e ai repubblicani di Ciotti fa un discorso molto chiaro e molto comprensibile per chi li deve votare. L’altra parte invece appare come una congerie di antichi rancori e odi, che improvvisamente cerca di passare come fronte unito. Mélenchon sa benissimo che non avrà mai la maggioranza assoluta e sa altrettanto bene che far votare i suoi per i candidati di Macron rimasti in campo in caso di ballottaggio a due è un’impresa pressoché disperata. Macron è stato il nemico di Mélenchon in tutti gli ultimi anni di campagne elettorali, ora pensare che gli elettori, in nome di un fronte popolare che non si capisce bene cosa significhi, possano dare il voto a ciò che rimane del macronismo è senza senso. Lo stesso vale per le file di Macron, dove si registrano tutta una serie di distinguo di posizioni. La mia impressione è che ormai questi politici tendano sempre più a perdere il senso della realtà e che non conoscano il Paese che hanno di fronte. In una tornata così importante, pensare di fare una chiamata elettorale rifacendosi a parole d’ordine vecchie di 20, 30 anni dimostra che non hanno capito che la Francia è cambiata.

Com’è cambiata?

La Francia si è molto impoverita, rispetto al passato è molto più preoccupata, vive una serie di fratture fortissime tra la provincia e le città. Non a caso bene o male Macron e anche i repubblicani lì hanno in qualche modo retto, mentre in tutto il resto del Paese sono stati sommersi. La Francia vorrebbe mantenere tutta una serie di privilegi sociali che le varie categorie avevano, dalle ferrovie alle poste, al settore agricolo, e ovviamente ha molte difficoltà a mantenerli. Al contempo si è trovata di fronte a una politica di Macron che è mondialista, nella quale fondamentalmente il ricco diventa più ricco e il povero resta tale o lo diventa di più. Il Paese vive una crisi economica e sociale e nel desiderio di difendere ciò che si è conquistato nel tempo si è generato il famoso scontro tra vincenti e sconfitti della globalizzazione. Se non si pone mano a questa situazione il Paese si impoverirà sempre di più. Oggi è molto rabbioso, molto stanco, molto scettico.

Il Rassemblement National ha intercettato una generica istanza di cambiamento o sta offrendo risposte a questa crisi?

Il Rassemblement National ha avuto un voto assolutamente trasversale: non è un voto di età, dei pensionati o della gente che ha paura di non raggiungere la fine del mese, non è il voto di una determinata classe sociale. Se si pensa che è il partito che ha fatto lo score più alto in Madagascar, si capisce che anche tutto il discorso relativo al razzismo lascia il tempo che trova. Da questo punto di vista, il Rn ha preso il posto di quelli che erano una volta i discorsi identitari del gollismo finito nel ’69 e del post gollismo che è durato fino a figure come Chirac, che ancora manteneva qualcosa dell’allure del generale. Da Sarkozy in poi è stato un disastro, una caduta verticale. Del resto, lo chiamavano “l’americano” perché era quello della dollarizzazione della Francia.

Dunque, Marine Le Pen ha saputo riempire un vuoto?

Marine Le Pen sono vent’anni che fa politica a un certo livello e ha saputo fare tesoro degli errori e delle incertezze, a volte anche delle impreparazioni del passato. Mentre dall’altra parte non è che abbiamo dei geni della politica: Mélenchon è vecchio socialista abilissimo con le parole, però è un uomo di un’altra generazioni e di un altro mondo. Macron è perso dentro una sorta di delirio di onnipotenza, il paragone che mi viene in mente è con L’ombra del Guerriero di Kurosawa, in cui il sosia dell’imperatore si convince di esserlo davvero, ma finisce disarcionato dal cavallo dell’imperatore defunto. Macron si è immedesimato nella figura di de Gaulle se non addirittura in quella di Napoleone e poi il popolo francese lo ha disarcionato.

Come finiranno secondo lei le elezioni?

Andrà molto male per il centro macronista, immagino che questa sinistra forse rosicchierà ancora qualche cosa e penso che il Rassemblement National se non raggiungerà la maggioranza assoluta riuscirà comunque a farlo l’aiuto di qualcuno dei repubblicani e quindi può tranquillamente andare a governare il Paese. Poi ci sarà la coabitazione, che sarà comunque complessa perché Macron presidente ha determinati poteri. Poi tra due anni ci saranno di nuovo le elezioni e si vedrà.

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