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Июль
2024

Alter Ego, tempio della gastronomia tra tradizione e novità

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Una trattoria che è un’autentica trattoria e una famiglia che crea famiglia anche con i clienti: questa è, in sintesi, la Trattoria Alter Ego di Treviso di Valì Bonato, Claudio Gallo e la loro figlia Gloria.

Un trittico operoso e affiatato che, con scrupoloso impegno e scanzonata leggerezza, provvede a tutto quel che necessita alla conduzione del locale. «Ciascuno di noi è il braccio destro dell’altro», spiega Gloria, che ha messo nel cassetto la sua laurea in Scienze e tecnologie multimediali per alternare il servizio in sala all’impegno in cucina. «Anche se avevo previsto di seguire altre strade professionali, come ha fatto mio fratello Carlo, mentre studiavo ho sempre lavorato qui e alla fine ho scelto di rimanerci, perché dall’esempio dei miei genitori ho capito che questo lavoro, pur se faticoso, è una nuova esperienza straordinaria ogni giorno».

Era il 1993

Gloria era una bambina quando, alla fine del 1993, Valì e Claudio presero in gestione l’allora bar Arcobaleno in via S. Angelo, poi diventato “Alter Ego… non solo pub”, come recita ancora l’insegna in legno all’ingresso visto che Claudio aveva già in mente una nuova evoluzione per rendere protagonista la sua cucina.

«Mi sono formato nel ristorante di famiglia a San Giorgio delle Pertiche, dove si cucinava per centinaia di coperti», spiega infatti lo stesso Claudio: «Con Valì, montebellunese, cercammo un locale a Treviso perché fosse a metà strada tra le nostre famiglie d’origine, e gestire un bar fu per me un grande cambiamento. Dopo qualche anno sentii la necessità di tornare ai fornelli: il pub, che ha funzionato per 5-6 anni, fu un felice step verso la trasformazione in trattoria, avvenuta nel 2005. Ed è una trattoria senza pretese gourmet o piatti di design: c’è una schietta cucina casalinga in porzioni generose, tanto pesce, qualche influenza extralocale. E, non da ultimo, un rapporto sempre speciale con tutti i clienti, tra i quali molti ex frequentatori del pub, i “pischerli” che spesso dovevamo riprendere per qualche esuberanza e che oggi sono posati genitori che frequentano la trattoria con i loro figli».

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Il rapporto con i clienti

Sui rapporti con i clienti “sale in cattedra” Valì, con i suoi tempi comici degni di Zelig: «Rilevammo un bar di quartiere dove per qualche anno vendemmo quasi esclusivamente “ombre”, tanto che quando pensammo al nome del nuovo pub scegliemmo “Alter Ego” solo perché negli anni avevamo affiorare tanti “alter ego” di chi esagerava con il vino. Anche se eravamo giovani, abbiamo tenuto testa a quel pubblico oggi quasi impensabile, ma è stata un’esperienza che ci ha forgiati e grazie alla quale abbiamo sempre gestito con grande spontaneità il nostro rapporto con i clienti. Ancora oggi chiedo a tutti di non chiamarmi signora; la mia battuta è “Mi chiamo Valì, datemi del ti”, per accorciare le distanze, mentre i figli dei figli dei nostri primi clienti mi chiamano “nonna Valì”. Vogliamo bene ai nostri clienti e ci sentiamo benvoluti. Ed è la contropartita più bella di un impegno giornaliero che dura anche 15 o 16 ore».

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«Oltre a chi lavora in zona e pranza qui regolarmente, sono molti i clienti abituali», precisa Gloria. «Ma tanti sono anche i viaggiatori da tutta Italia o stranieri che si fermano per caso, stante la vicinanza all’aeroporto Canova. Spesso anche ci è di passaggio si affeziona subito a noi e poi ci fa arrivare qualche specialità della sua regione: peperoni cruschi lucani, origano siciliano o salumi mantovani, tanto per citarne alcuni, li abbiamo scoperti grazie ai test proposti da clienti. E papà, sempre intento a creare cose nuove anche per non annoiare i clienti più assidui, li introduce nelle sue ricette con grande abilità».

Sull’affetto dei clienti anche l’allegra e scanzonata Valì (sì, è proprio questo il nome: «Mio papà sarà andato all’anagrafe imbriago», commenta ridendo) si commuove, indicando una foto di tre giovani donne sorridenti. «Vengono periodicamente da Bassano del Grappa e subito dopo il primo lockdown del 2020, comprendendo le difficoltà che stavamo affrontammo, arrivarono con un dono inatteso. Da quel giorno la loro foto è appesa nella saletta piccola, quella vicino alla cucina che cerchiamo di riservare ai clienti più affezionati»

. A sdrammatizzare ci pensa Claudio: «Io credo che vogliano sedersi qui per sentirci litigare in cucina, dove la tensione è continua perché tutti i piatti sono espressi, realizzati con sole materie prime fresche. È vero che battibecchiamo spesso, ma tutto si risolve con una risata perché tra noi c’è grande armonia», conclude Gloria: «la nostra trattoria “resiste”, come la famiglia»