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Июль
2024

Teo Alibegovic a 360 gradi sul nuovo campionato di serie A2

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È difficile sorseggiare un aperitivo con Teoman Alibegovic in questi giorni. Ad ogni sorso corrisponde lo squillo del telefonino, perché per la Fortitudo Bologna, di cui è vicepresidente, sono giorni intensi sul fronte mercato.

Lui però è uomo multitasking: nelle ultime due settimane, infatti, ha fatto tappa a Udine con la sua “International Basketball Academy” al PalaCus di via delle Scienze, dedicato a giovani cestisti che vogliono perfezionarsi tecnicamente. Ad aiutarlo in palestra c’è anche il primogenito Mirza Alibegovic, pilastro dell’Apu. Con loro ci spostiamo al bar più vicino per una bevanda rinfrescante e per parlare del basket di serie A2 a 360°.

Signor Alibegovic, che campionato sarà il prossimo di serie A2?

«Mi aspetto un torneo almeno il 30-35% più difficile del precedente.

Perché ci saranno 38 partite di regular season e ben 8 turni infrasettimanali. Inoltre non ci sarà la fase a orologio, che reputo un falso valore: guardate com’è andata ad aprile e maggio, c’erano squadre kamikaze che davano tutto e altre come noi che dovevano stare attente agli infortuni, che sono arrivati lo stesso».

Come giudica il mercato attuale?

«Purtroppo come accade sempre all’inizio ci sono prezzi alle stelle.

Tutti pensano di essere in Nba e sparano richieste esagerate, poi per fortuna col passare del tempo abbassano un po’ le pretese».

La sua Fortitudo che piani ha per la prossima stagione?

«Vogliamo fare una squadra forte e competitiva, ma senza pazzie. Se saremo in corsa per la promozione, state pur certi che non ci tireremo indietro».

Ripartite da Fantinelli, su cui c’erano tanti club, compresa Udine. ha temuto di perderlo?

«No, perché lui è da sei anni alla Fortitudo ed è il capitano. Per portacelo via avrebbero dovuto are un’offerta stratosferica.

Fantinelli è legatissimo alla squadra e all’ambiente Fortitudo, il rinnovo del contratto non era certo un problema di soldi. L’aumento che gli abbiamo dato gli spettava per il suo rendimento in campo».

Che idea si è fatto del mercato dell’Apu fino ad ora?

«Udine ha un buon direttore sportivo come Gracis, che conosce bene la pallacanestro avendo giocato e poi lavorato da dirigente per tanti anni a Treviso.

Segue in particolare i giocatori che ha già conosciuto ed è spalleggiato da un coach e da un presidente importante. È giusto così: Udine è una città con tradizione di pallacanestro, per la serie A2 è una big».

Xavier Johnson è un acquisto azzeccato?

«Per me è un buon giocatore, può servire. La chimica dirà. Si possono prendere i migliori giocatori ma poi fare un tonfo: finché non apri l’anguria, non sai se è buona».

A Ruota interviene Mirza: «Johnson ci porta energia, coi lunghi scelti finora è un innesto perfetto».

Teo, parliamo dei suoi figli. Si aspettava un impatto così notevole di Amar a Trapani?

«Lui può avere un impatto fulminante in qualsiasi squadra, a patto che ci sia chimica.

Ai tempi della Virtus c’era, infatti il suo impatto fu molto importante per lo scudetto. La chimica di squadra è fondamentale.

Prendete Raphael Gaspardo: dopo un primo anno difficile a Udine, nel secondo ha dimostrato il suo vero valore».

Mirza può diventare un uomo franchigia per l’Apu?

«Sì, perché è maturato, ora è un uomo con il cuore in pace. È migliorato, adesso è una point-guard moderna, capace di prendere un rimbalzo, poi portare palla e fare buone scelte. Inoltre è legatissimo a Udine, dove ha frequentato la scuola ed è stato un pilastro di una generazione di giovani della Snaidero seguita a quella degli Antonutti, Ferrari e Venuto: con Mirza c’erano Contento, Pascolo, Maganza, Truccolo. Segno che si era seminato bene».

Del progetto Cividale cosa pensa?

«Bellissima evoluzione, hanno palasport pieno e buoni risultati. Il basket è come un concerto rock, se allo spettacolo viene gente significa che è approvato, altrimenti c’è il vuoto.

Credo che sia stato realizzato un progetto vincente per la zona del cividalese. Dal punto di vista tecnico dico che Lamb ha dato tanto equilibrio nella seconda parte di stagione».

Si aspettava lo show finale con tanto di promozione di Trieste?

«Hanno fatto una programmazione normale e una stagione altrettanto normale, sono stati anche un po’ fortunati ed è la dimostrazione che si può salire in A anche da quinti o sesti, come accadde a noi della Snaidero.

Bravi i dirigenti ad andare avanti per la propria strada e non esonerare il coach come chiedeva il pubblico ogni settimana: per fortuna i tifosi non fanno la squadra.

Bravi anche a gestire Reyes, l’hanno rimesso in forma senza fretta».

Brindisi e Pesaro sono rivali che fanno paura?

«Hanno mentalità da serie A1, budget e ambizione. La prossima A2 sarà più il campionato più seguito, ci sono italiani che prendono 120-130 mila euro, mentre al piano di sopra ne prendono 50-60 mila. Uno squilibrio incredibile».