La Francia, e l'Europa, al bivio del voto
I primi a votare sono stati oggi i francesi dei territori di Oltremare: prima quelli nell’arcipelago di Saint Pierre e Miquelon proprio di fronte al Canada, seguiti dalle isole nei Caraibi, dalla Guyana francese e poi dalle isolette nel Pacifico. Domani 30 giugno si voterà dalle 8 alle 20 in Francia dopo che il Presidente della Repubblica Macron ha sciolto l’Assemblea nazionale in seguito alla débâcle delle Europee che ha visto il suo Renaissance letteralmente dissolversi. I sondaggi danno sempre più per favorito il Rassemblement National (RN), il partito di Marine Le Pen che ormai sembra certo supererà il 37% mentre il Nouveau Front Populaire (NFP), il fronte unito delle sinistre, si attesta al 27,5/29% e Macron si ferma al 20/21%.
E, mentre in Europa sale la paura davanti a una vittoria dell’estrema destra, Madame Le Pen dice: «Ancora una volta, mi batto per il mio Paese, mi batto per il mio popolo e per loro sono pronta a fare enormi sacrifici come tante persone che mi circondano». Poi, alla solita domanda che le pongono da anni e cioè sulla presunta “paura” di governare, risponde piccata in un’intervista alla radio RTL: «Bisogna smetterla con questa storia secondo cui abbiamo “paura di...”. Se avessi paura di chicchessia, avrei deciso di piantare fragole, avrei deciso di allevare gatti come attività principale. Sarei potuta entrare in molti mestieri in cui non si rischia assolutamente nulla. Permettetemi di dire che il mio percorso può lasciar pensare che sono abbastanza coraggiosa che non ho molta paura di checchessia». Domani si vota in 577 collegi dove si eleggono altrettanti deputati che per passare al primo turno devono raggiungere la maggioranza assoluta e raccogliere almeno il 25% dei voti degli elettori registrati. Il secondo turno è fissato il 7 luglio: a quel punto ci saranno i ballottaggi tra i candidati più votati nei singoli collegi. Chi vince prende tutto.
A sinistra, alcune manifestazioni di piazza hanno spinto i partiti a unirsi nel Nuovo Fronte Popolare (NFP), nuovo perché resuscita il Fronte Popolare del 1936 nato per combattere i fascismi in Europa e questa volta mette insieme La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, leader dichiaratamente fin troppo filo palestinese e così indulgente nei confronti di Hamas da passare ormai per antisemita, il Partito Socialista e Place Publique di Raphael Glucksmann, i Verdi e il Partito Comunista. A destra il Rassemblement National candida a premier Jordan Bardella, 28 anni appena e presidente del partito, mentre in alcuni collegi sostiene i candidati dei Repubblicani restati fedeli a Éric Ciotti e quelli che hanno deciso di seguire la ribelle Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, espulsa da Reconquête di Éric Zemmour (che raggiungerebbe a stento un misero 3% secondo i sondaggisti). In mezzo restano Renaissance di Macron, Modem di François Bayrou e Horizons dell'ex primo ministro Edouard Philippe. Se al primo turno dovesse vincere il RN a quel punto Macron sarà obbligato a decidere da che parte stare e potrebbe diventare l’ago della bilancia in un sistema che da tripolare si farà bipolare. Di certo si sa che qualunque sarà il risultato di queste legislative lui non si dimetterà e continuerà a restare il Presidente della Repubblica fino a maggio 2027, cioè fino a fine mandato, accettando la volontà dei francesi, finendo per dire adieu a Gabriel Attal e lasciando il posto da Primo Ministro al giovane Bardella. Così si inaugurerebbe una cohabitation 3.0 dopo quella di quasi 40 anni fa con Mitterand (socialista) all'Eliseo e il neogollista Chirac premier nel 1986; e poi con lo stesso Chirac eletto Presidente della Repubblica che nel 1997 scioglie l’assemblea ed è costretto a convivere con il socialista Jospin, il primo ministro uscito dalle urne.
Mentre in Italia i riflettori restano puntati da giorni sui commenti razzisti di pochi ragazzini della base di Fdi, fingendo di non vedere quanto odio antiebraico si nasconda nelle posizioni “antisioniste” di molta sinistra, in Francia l’antisemitismo è stato al centro del dibattito per quello che si è rivelato in questa campagna elettorale: un problema del Nuovo Fronte Popolare ormai allineato sulle posizioni più estreme dei giovani arabi francesi. Tanto che molti intellò ebrei ora ostracizzati da Mélanchon potrebbero votare al secondo turno per la destra di RN. Proprio come il celebre “cacciatore di nazisti” Serge Klarsfeld, macronista della prima ora, che ha dichiarato che il 7 luglio sceglierà Le Pen senza se e senza ma: «Perché l’asse della mia vita è la difesa della memoria ebraica, la difesa degli ebrei perseguitati, la difesa di Israele».