Fahr ha un chiodo fisso: i Giochi Olimpici: «Ho sofferto, mi sono rialzata. E ora vinco»
Da Bangkok a Conegliano, cercando... l’oro. Questo il filo lungo 8.771 chilometri che ha portato Sarah Fahr, centrale dell’Imoco e della nazionale, a tornare nelle terre venete in questa settimana prima di ripartire con gli impegni estivi con le azzurre.
Fahr, come si sente?
«Questi giorni sono un po’ di stacco dalla pallavolo, soprattutto per la testa. Siamo in recupero totale. Dobbiamo comunque tenerci attive muscolarmente sennò poi riprendere sarebbe più difficile, dobbiamo lavorare in vista degli impegni del prossimo mese. Due sedute di pesi ce le facciamo tutte».
E mentre fa sedute di pesi quale meta sogna?
«È abbastanza scontato, ma ovviamente di entrare nella lista delle ragazze che andranno a Parigi e poi magari riuscire a vincere una medaglia».
Riavvolgendo il nastro, quali emozioni ha provato nel vincere la Vnl e mettere a terra il punto della vittoria?
«È stato bello. Ma mi piace pensare che questo successo valga per quel che riguarda la fiducia che abbiamo acquisito in noi stesse, perché ci ha dato carica e sicurezza in più con la quale andremo a Parigi con più certezze. Ancora non abbiamo fatto nulla. È un gradino della scalinata che dobbiamo percorrere per Parigi, rimango con i piedi per terra. Abbiamo giocato contro squadre che hanno portato al torneo le nazionali B, dobbiamo lavorare ancora molto per poter arrivare al nostro sogno».
Come si è trovata con questo gruppo di giocatrici?
«Tutto bene, ci conosciamo da qualche anno. Stiamo molto bene assieme, la Vnl è stato un percorso step by step, abbiamo avuto due settimane di partite per amalgamarci nuovamente e tornare a sentirci bene l’una con l’altra, a percepirci come gruppo squadra».
E con il nuovo staff?
«A me piace scoprire ogni allenatore e assorbire quello che di nuovo ha da offrirmi. Credo che in questo momento Velasco, Bernardi e Barbolini insieme a Cichello si stiano dividendo molto bene i compiti e stanno riuscendo a concentrarsi su un elemento specifico trasmettendo tutta la propria conoscenza su quello».
Ha vinto la Vnl con De Gennaro e Lubian, sue compagne di club. Come è stato condividerlo con loro?
«Bello perché siamo compagne di squadra che stanno bene insieme sia nel club che in nazionale. È bello avere dei punti di riferimento».
Pensando a quello che è stato il suo percorso in questi ultimi anni, cosa significa per lei aver avuto anche un premio personale?
«È stato inaspettato, non ho giocato tutte le partite: merito della squadra. È un segnale che mi dice che sono sulla giusta strada, che sono tornata e che mi sto godendo ciò che sto facendo divertendomi».
Ha dedicato queste vittorie a qualcuno?
«Scherzo sempre con il mio ragazzo (Nicolò Gatti, giocatore della Rucker, ndr) perché tutte le volte che portiamo a casa un trofeo gli dico che un po’ è anche merito suo. Se adesso sto giocando con una certa serenità e mentalità, tanto lo devo a lui perché anche da sportivo mi ha trasmesso tanta pazienza e voglia di lavorare, caratteristiche che con il tempo ho assimilato. Inoltre mi da sostegno e supporto, mi dà sicurezza. Credo che ciò mi stia aiutando molto nel modo in cui gioco e affronto la pallavolo».
Oltre a questo, qual è la sua forza negli ultimi anni?
«Credo che molto di ciò che sono oggi sia anche merito mio, sono stata in grado di soffrire in alcuni momenti e affrontare tutto con la giusta mentalità, determinante in caso di infortuni. Pur non avendo giocato per quasi due anni, mi sento molto più sicura rispetto a prima».
Un bel siparietto, per i tifosi di Conegliano, è la premiazione della Vnl con le altre pantere. Come è andata?
«Con Moki e Marina siamo andate a congratularci con Wolosz e poi abbiamo pensato di fare una foto tutte assieme. È stato un momento carino perché abbiamo già condiviso qualcosa fra di noi, pur non conoscendoci tutte, ed è un segnale del fatto che abbiamo voglia di giocare l’anno prossimo e conquistare qualcosa assieme con Seki e Lukasik».
All'orizzonte c'è anche una (scontata) convocazione all’Olimpiade.
«Tutti non vedono l’ora di avere la lista delle convocate. Sono impaziente, per me sarebbe la seconda Olimpiade dopo Tokyo. Da una parte vivrei questo appuntamento senza l’emozione della prima volta ma più focalizzata sull’obiettivo, dall’altra nel 2021 la situazione circostante era ancora legata alle restrizioni del Covid, quindi c’era lo spirito olimpico, ma non il pubblico e le persone a noi care a sostenerci. Questa Olimpiade sarebbe invece diversa perché, in caso dovessimo arrivare in fondo, ci potrebbero essere il mio fidanzato, mio nonno, i tifosi. Sarebbe tutto più emozionante».
C'è chi vi dà per favorite. Cosa ne pensa?
«Eviterei, perché quando qualcuno viene dato per favorito c’è tanto da perdere e poco da vincere. Mi piace pensare che siamo un gruppo forte, che si allena molto, composto da persone che vogliono vincere e che sono disposte a fare di tutto per farlo, una squadra che ce la metterà tutta perché ha un obiettivo, che è la vittoria, ma da vivere senza pressione, partita dopo partita».
E delle avversarie?
«Sono tutte squadre molto forti, alle Olimpiadi non è possibile sottovalutare nessuno. Le partite che si giocano sono poche e tutte le squadre che si sono qualificate per il torneo lo hanno fatto lottando. Ogni avversario è temibile e bisogno giocare fin da subito al 100%. Non si possono fare passi falsi a prescindere da chi che abbiamo davanti».
Facendo una rapida accelerata verso la prossima stagione da pantere invece, cosa si aspetta?
«Non avevo dubbi che la squadra sarebbe stata forte come quelle degli ultimi anni. Credo che tutte le giocatrici che sono state scelte porteranno qualcosa di nuovo e ci faranno migliorare, portandoci a strade diverse. Chiunque viene a Conegliano sa che qui si gioca per vincere».