Resa dei conti nella Lega, ecco perché Michieletto e Grimoldi sono stati espulsi
La mannaia della Lega di Matteo Salvini sfiora appena il “Senatùr” Umberto Bossi e lo salva. Ma si abbatte su un suo fedelissimo: quel Paolo Grimoldi, già segretario della Lega lombarda – ma derubricato, nella nota del partito, a semplice ex deputato –, che poi ha dato vita alla corrente bossiana Comitato Nord. Espulso da un consiglio federale convocato lunedì per l’indomani.
E non solo lui. Nella lista di proscrizione del “Capitano” è finito pure il consigliere regionale veneto Gabriele Michieletto. Insieme alla sezione locale di Scorzè (Venezia), alle Comunali si era schierato per la sindaca uscente Nais Marcon (nemmeno tesserata per la Lega), ma contro il candidato del partito Giovanni Battista Mestriner, poi vincitore al ballottaggio. Automatica la segnalazione dal provinciale al federale; inevitabile l’espulsione, con voto a favore dell’intera platea, come successo anche con Grimoldi.
«Le segnalazioni sono emerse su indicazione dei territori per tutelare lo straordinario e generoso impegno di migliaia di militanti che per troppo tempo hanno assistito a polemiche strumentali, inutili e dannose contro la Lega» precisa la segreteria del partito, in una nota.
«Un’espulsione ampiamente prevista» commenta Michieletto, «Sono critico da tempo verso quello che un tempo era un movimento di popolo, ma che ora è ridotto a club per amici degli amici, che a ogni occasione espelle, caccia, libera spazi. Questa Lega al contrario non è sanabile. E io non ho interesse a restare in un gruppo sovranista, vicino a fascisti e nazisti europei».
Mentre Grimoldi parla di «una reazione scomposta alla débâcle elettorale delle europee e delle amministrative», aggiungendo che «non è vero che la richiesta dell’espulsione arriva dai territori, dato che il congresso in Lombardia non viene svolto da nove anni e il direttivo regionale non ha formalizzato alcuna richiesta». Accusa l’ex segretario della sezione lombarda: «Semplicemente si cerca di eliminare i leghisti storici rappresentativi. Perché solo in questo modo, forse, Salvini potrebbe rimanere segretario».
E così, intanto, il Carroccio di Matteo Salvini getta le basi per il partito del futuro e programma i prossimi congressi regionali (quello lombardo, su tutti) e federale. Fatta la riunione di partito chiesta dal capogruppo al Senato Romeo, probabilmente già a luglio, dovranno tenersi al più presto, questo Salvini lo ha ribadito. Anche perché le elezioni europee non sono andate poi così male, e allora quale momento migliore per mettere al sicuro la segreteria?
A proposito: da Giancarlo Giorgetti, standing ovation per Vannacci, portatore di voti, grazie a idee nemmeno troppo “fuori fuoco” rispetto al credo leghista (con citazione, a proposito, dell’ex sindaco “sceriffo” di Treviso Giancarlo Gentilini).
Il generale non ha ancora sciolto le riserve a proposito della circoscrizione che sceglierà per l’elezione al Parlamento Europeo. Ma tutti gli indizi lo portano a Nord Ovest: pure l’espulsione di Grimoldi, coordinatore del Comitato Nord con Angelo Ciocca, vale a dire il “primo dei non eletti” al Parlamento Europeo, che invece scatterebbe se Vannacci scegliesse una diversa circoscrizione.
Si è discusso di elezioni europee, martedì, di amministrative e di ballottaggi. Si è discusso di autonomia, con l’intervento del ministro Calderoli, raggiante e deciso nel promettere tempi brevi, per le prossime mosse. Si è discussione anche di elezioni regionali, ma soltanto di quelle in programma nel 2024: «Quando si saranno concluse, allora discuteremo anche delle elezioni in programma nel 2025» ha detto Salvini. E allora pure di quelle in Veneto.
È stato un federale lungo, lunghissimo, di oltre tre ore. Collegati, dal Veneto, il presidente della Camera Lorenzo Fontana e il segretario del partito Alberto Stefani. E poi gli altri rappresentanti regionali e tutti i ministri del Carroccio. Assente il presidente Zaia, per impegni pregressi.