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Июнь
2024

Papà indagato per la morte della piccola Jeanne, annegata nella canaletta

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Mai come in questo caso si deve parlare di “atto dovuto”. Ma c’è una bimba di appena tre anni trovata morta in una canaletta di scolo: una caduta probabilmente accidentale. Quel corpicino, tuttavia, esige che non ci siano ombre e punti oscuri.

Ed è per questa ragione che il pubblico ministero padovano Francesco Lazzeri ha aperto un’inchiesta. E ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo il papà 39enne Ugue Nguefack Guedjo, in quel momento il genitore cui era affidata la figlia Jeanne uscita con lui per trascorrere qualche ora all’aria aperta nel parco della Zip a Ponte San Nicolò in località Roncajette.

L’inchiesta

Una tragedia nella tragedia per la famiglia. Sono già scattati tutti gli accertamenti da parte dei carabinieri.

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E oggi sarà affidato l’incarico a un medico legale per l’autopsia sulla piccola, esame fondamentale per capire le cause della morte di Jeanne, in famiglia chiamata Akyra. Cause come l’annegamento salvo che la caduta abbia provocato un trauma risultato mortale.

La morte della piccola

La tragedia si è consumata domenica, un giorno di festa per la comunità camerunense. Ugue Nguefack Guedjo, il padre, porta con sé la figlioletta a un ritrovo di amici, durante il quale gli adulti giocano a calcio mentre i più piccoli giocano tra loro. La madre, invece, è rimasta a casa con l’altra figlia, più piccola di Jeanne.

Sono una trentina gli immigrati di origini centrafricane che, ogni fine settimana, si ritrovano nel parco di viale Svezia a Roncajette. È un momento di svago per genitori e bambini che giocano a calcio, organizzano picnic, e spendono del tempo di qualità tra membri della stessa comunità. Intanto i bambini si divertono tra loro nel prato del parchetto allestito per il picnic: nulla, quel giorno, fa presagire quanto poi accade intorno alle 18.

Una distrazione, magari durante un’azione del gioco, e per qualche minuto lo sguardo del padre perde di vista la figlioletta. Nel frattempo Akyra si allontana dagli altri bambini senza essere notata da nessuno in quel festoso vociare.

A passi incerti, come quelli di una bimba di 3 anni, percorre una decina di metri di prato, arriva sull’argine di una canaletta di scolo poco distante il cui livello dell’acqua non è alto, toccando al massimo un metro nel punto di massima profondità. Ma è abbastanza: quel fosso è un pericolo per lei, così piccola, che non sa nuotare.

Akyra si avvicina all’argine e scivola forse un paio di metri fino all’acqua dopo essersi avvicinata troppo. È probabile che cada a pancia in giù e bastano pochi centimetri d’acqua per non riuscire più a respirare e affogare. Nel frattempo l’assenza della bimba non passa inosservata dal gruppo di adulti. Si alza il grido di papà Ugue quando si rende conto che la figlia non è più in vista. Partono le ricerche, ma la bambina non si trova.

Il suo corpo esanime viene individuato a un centinaio di metri dal parco, nella canaletta di scolo, e immediatamente è recuperato dai camerunesi. I soccorsi del Suem 118 sono tempestivi, la situazione però è disperata. La bambina arriva al Pronto soccorso pediatrico dell’Azienda ospedaliera di Padova in fin di vita a causa dell’asfissia. Poco dopo i medici sono costretti a constatarne il decesso.

Il padre di Akyra-Jeanne è stato interrogato dai carabinieri per ricostruire l’accaduto già domenica sera. Martedì è arrivato l’avviso di garanzia, un dolore che si aggiunge al dolore, anche se la giustizia deve fare il suo corso e svolgere tutte le verifiche quando c’è di mezzo una vita umana. E, in questo caso trattandosi di un minore, con ancora più scrupolo.