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Июнь
2024

Da Turner a Monet a Hopper, Marco Goldin torna in scena con i Confini sottili dell’arte

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TRIESTE. Trascorso soltanto qualche mese dalla tournée teatrale con cui ha voluto anticipare temi, opere, suggestioni delle due esposizioni pensate per Gorizia e Monfalcone dedicate ad Ungaretti e in programma per il prossimo autunno, Marco Goldin è tornato in Friuli Venezia Giulia per presentare al Palazzo della Regione di Trieste una nuova, grande iniziativa da lui concepita sempre per Go! 2025 Nova Gorica-Gorizia capitale europea della cultura.

Si tratta di una mostra evento che si terrà dall’11 ottobre 2025 al 12 aprile 2026 nell’Esedra di Levante di Villa Manin a Passariano di Codroipo, intitolata “Confini. Da Turner a Monet a Hopper. Canto con variazioni”. Più di cento opere provenienti da collezioni e musei di tutto il mondo, di autori europei e americani dell’Ottocento e del Novecento, tra cui, oltre a quelli citati nel titolo, compaiono Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Munch, Mondrian, Rothko, Kiefer.

La presentazione ha visto la partecipazione del governatore della Regione Massimiliano Fedriga che ha sposato appieno il progetto scientifico: «Siamo estremamente orgogliosi di ospitare “Confini”, una delle mostre più prestigiose a livello europeo. Un unicum non replicabile visto che non si tratta di una delle tante esposizioni itineranti, ma di un’iniziativa dell’elevatissimo spessore artistico».

Il tema guida di Nova Gorica-Gorizia 2025, ovvero il confine, è stato declinato al plurale dal curatore il quale si è fatto immediatamente trasportare da una pluralità di fascinazioni, a cominciare dalla parola stessa. Ed ancora una volta, come in tante, se non in tutte le mostre da lui ideate, i suggerimenti, le fascinazioni non provengono soltanto dal mondo della pittura e delle arti figurative ma pure dalla letteratura e, in particolar modo, dalla poesia. Walt Whitman, Fernando Pessoa, Thomas Eliot insieme a Vincent Van Gogh con le sue lettere al fratello Theo o Lucrezio con il suo “De rerum natura” conducono allora a considerare l’idea di confine come linea sottile, talvolta estremamente sottile, tra finito e infinito ovvero tra materia e spirito, ma anche come ricerca di una direzione, viaggio ed esplorazione, tanto da trasformare il limite in un sentimento.

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«Sarà proprio così in questa mostra -afferma Marco Goldin-. La scoperta di un sentimento umano sincero. Ciò che commuove, rende felici e spaura». Suddivisa in quattro sezioni,la mostra “Confini. Da Turner a Monet a Hopper”avrà una prima parte introduttiva, quasi “una sorta di sommario” e tre macroaree con storie di pittura e storie di confini.

Ad aprire il percorso, da sola su un’ampia parete, sarà una grande tela di Anselm Kiefer, l’artista tedesco considerato uno dei più grandi maestri dell’arte tra XX e XXI secolo, al quale Palazzo Strozzi di Firenze ha dedicato una grande mostra, aperta fino al 21 luglio. Di Kiefer verrà proposta “Märkische Heide”, un’opera del 1974, dove una brughiera desolata, vuota e bruciata, con solo tre betulle sul lato destro, si apre al centro in una strada che finirà per unire cielo e terra, storia e contemporaneità.

Poi il mare dialogherà con l’orizzonte nella pittura di Courbet, la montagna con il cielo in quella di Hodler, mentre una figura femminile sulla soglia sfiderà il confine con il suo sguardo nell’opera di Hopper, scelta a immagine della mostra. La forza e il sogno di un confine interiore si concentrerà quindi negli occhi e nello sguardo di un autoritratto di Van Gogh, laddove il desiderio di un altrove sarà espresso dalla vivacità dei colori di Bonnard, Gauguin, Nolde.

Questi dunque i nuclei attorno ai quali si svilupperà la mostra: mari, cieli, montagne a parlare dei confini dell’universo saranno protagonisti della prima macroarea, la più ampia, con almeno una cinquantina di opere. Qui alla pittura romantica di Friedrich, Turner, Constable seguirà quella impressionista di Boudin, Pissarro, Sisley, Monet, il simbolismo di Segantini e Hodler, e ancora i paesaggi dipinti da Mondrian, per giungere, dall’Europa all’America, alle atmosfere sospese e silenziose di Hopper, alle dimensioni e ai paesaggi astratti di Rothko e De Staël.

Nella seconda macroarea saranno le figure dei pittori statunitensi della Hudson River School quali Church, Durand e Kensett ma anche le figure di Munch, Homer, Wyeth, a trasmettere quella “solitudine dello spazio” di cui scriveva anche Emily Dickinson, che verrà rivissuta poi con uno sguardo tutto introspettivo nei ritratti e negli autoritratti di Van Gogh, Modigliani, Giacometti, Bacon.

Infine un’ultima trentina di opere indagheranno l’idea di confine come desiderio di un andare oltre, verso un sogno, un paradiso perduto, attraverso i dipinti della Normandia e di Tahiti di Gauguin, le Ninfee di Monet, le stampe giapponesi di Hiroshige e Hokusai.

Ecco dunque svelato l’evento che sarà realizzato da Linea d’ombra e inaugurerà i rinnovati spazi della residenza dell’ultimo doge di Venezia attualmente interessati da lavori di riqualificazione, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di sicurezza e climatizzazione, atti a rendere possibile una mostra dai prestiti così eccezionali: sicuramente tra gli eventi di maggior richiamo del prossimo anno e della prossima capitale europea della cultura.