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Июнь
2024

“Ho scelto di abortire ed è stata un’esperienza violenta, mi sono sentita umiliata”: il doloroso racconto della musicista Linda Feki

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La cantante ha sentito la necessità di denunciare le ingiustizie subite, “per dare voce anche a quella di tutte le altre donne che, come me, sono state ostacolate e umiliate per aver deciso di esercitare un proprio diritto”, spiega oggi al Corriere della sera

L'articolo “Ho scelto di abortire ed è stata un’esperienza violenta, mi sono sentita umiliata”: il doloroso racconto della musicista Linda Feki proviene da Il Fatto Quotidiano.

Ho scelto di abortire ed è stata un’esperienza drammatica e violenta, mi sono sentita umiliata”. È un racconto che lascia senza parole quello di Linda Feki, in arte Lndfk, musicista e producer napoletana (il padre è tunisino, la mamma italiana), considerata una delle esponenti della “nuova ondata partenopea”. Tre mesi fa l’artista trentatreenne ha deciso di abortire e si è recata all’Ospedale San Paolo, non immaginando che sarebbe cominciato un vero e proprio calvario fisico e psicologico, che qualche giorno fa ha deciso di raccontare attraverso i suoi profili social. Perché lo ha fatto? Perché ha sentito la necessità di denunciare le ingiustizie subite, “per dare voce anche a quella di tutte le altre donne che, come me, sono state ostacolate e umiliate per aver deciso di esercitare un proprio diritto”, spiega oggi al Corriere della sera, in una lunga intervista in cui ripercorre passo dopo passo ciò che ha vissuto. A cominciare dall’incontro con un ginecologo che, rivela, le ha fatto credere di essere alla decima settimana di gravidanza e che ha cercato di farle cambiare idea sulla scelta di abortire.

Il ginecologo mi visita, non chiede nemmeno il mio nome, ma se avessi un partner e che lavoro facesse. E poi il suo conto non mi tornava”, svela. “Dice che sono alla decima settimana. E aggiunge che se eravamo arrivati fino a questo punto, parlava al plurale nonostante mi fossi presentata da sola, voleva dire che il bambino in realtà volevamo tenerlo”. Linda Feki ribadisce però di essere all’ottava settimana e di saperlo con certezza “perché il mio compagno vive in un’altra città”. Il ginecologo non arretra, insinua che lei potesse aver avuto un altro partner, che le “macchine non sbagliano” e si rifiuta di firmare l’ecografia. A quel punto la cantante consulta un ginecologo privato, che le chiarisce “che erano stati messi dei parametri sbagliati” e che la donna era all’ottava settimana, come le ribadiscono anche all’Ospedale Caldarelli, dove si rivolge per l’interruzione di gravidanza. Ma anche lì, ammette, non tutto è stato facile. “Intanto le visite sono possibili solo il mercoledì perché negli altri giorni ci sono solo obiettori. La ginecologa decide per l’intervento, nonostante ci fossero le condizioni per accedere all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza, ndr) con farmaco, mi mettono in una stanza con altre due donne proprio di fronte alle partorienti”, sottolinea. Né al suo compagno né a quello delle altre viene consentito l’accesso, dunque le donne si ritrovano da sole e neppure le vengono somministrati degli antidolorifici tanto che, dice, “ad oggi mi chiedo se questo non fosse una sorta di punizione”.

La Feki aggiunge che lei e le altre donne hanno dovuto aiutarsi tra di loro e, come se non bastasse, “quando mi hanno portato in barella sono passata proprio davanti alla sala d’aspetto dove c’era il mio compagno, mia madre e tanta altra gente”. Una scelta che definisce senza mezzi termini “una violazione della mia intimità, come se ti facessero passare in ‘un corridoio della vergogna’ per come sento che è percepito l’aborto nella nostra società. Quando ho chiesto a un’infermiera di staccarmi la flebo lei mi ha risposto di no perché era un’obiettrice. Alla fine dell’operazione il personale medico ci ha tenuto a ribadire il messaggio secondo cui dal momento che la pratica era risultata così dolorosa ci avrei dovuto pensare bene la prossima volta e stare attenta”.

Ecco perché arriva a definire “brutale” l’esperienza che ha vissuto. Si salvano solo “l’assistente sociale è stata molto gentile ed empatica. E l’anestesista in sala operatoria è stata l’unica figura che ha dimostrato professionalità, rispetto e supporto, in quei momenti è stato di grande conforto. Per il resto, niente”. Dopo la sua denuncia via social, l’artista napoletana confessa di aver ricevuto decine di messaggi da parte di donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua ma non sono mancati anche insulti di ogni tipo: “Ho ricevuto anche tanti messaggi di odio, in cui sono stata insultata e definita un’assassina”.

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