Dalla Lombardia e dall’Emilia, volontari da tutta Italia a Premariacco: «Cosi coordiniamo le ricerche per Cristian»
PREMARIACCO. «Erano là, i ragazzi erano là». Il braccio è puntato verso l’isolotto di ghiaia, lo sguardo dal ponte Romano si concentra sul Natisone. «Quel giorno l’acqua faceva paura». Berengario ha 78 anni, abita in zona.
Il fiume, lui, lo conosce da sempre «è sa essere molto pericoloso. Purtroppo anche in passato si è portato via altre vite». Si è fermato con un amico qui, domenica mattina. Osserva e scuote la testa. Pensa a quei giovani, a Bianca, Patrizia, a Cristian che ancora non si trova.
In questa terza domenica di ricerche. Una domenica dove il sole fa capolino spesso tra le nuvole. Nessuno però ci è andato in quella spiaggia di ghiaia che tutti chiamano Premariacco Beach.
Sono trascorsi 17 giorni da quel venerdì pomeriggio di fine maggio quando la piena del Natisone ha trascinato via la ventenne Patriza Cormos e Bianca Doros, 23 anni, ritrovate due giorni dopo nel tratto compreso tra il ponte Romano e quello di Leproso, e il 25enne Cristian Casian Molnar. E i soccorritori non si arrendono. Continuano a scandagliare ogni anfratto del Natisone.
Al campo base di via Mercato Vecchio i tecnici del Soccorso alpino arrivati dalla Lombardia, con i loro cani Rod, Zoe e Blitz, tre pastori belga addestrati nelle ricerche di persone scomparse in superficie, sotto le macerie o valanghe, avevano appena fatto rientro dalla loro ricognizione.
Sono arrivati sabato e hanno iniziato, poco dopo le 7, come ci racconta Andrea Zanoli, giungendo fino a Visco, comune lambito dal torrente Torre in cui si immette il Natisone. A piedi, con i cani, si perlustrano le sponde e si monitora il corso d’acqua. Oggi faranno rientro, quindi direzione Padova.
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Si definiscono le zone in cui intervenire, ci si confronta tra soccorritori, poi si parte senza esitare. Alle 12 decolla l’elicottero della Protezione civile per un’altra ricognizione dall’alto.
A Premariacco arrivano anche delle ulteriori unità cinofile da Bologna. C’è solo il tempo di un pasto nel tendone allestito al campo sportivo della frazione di Paderno. «Grazie alle persone che hanno accolto l’invito di portare un dolce apprezzato da tutti. Si continua» riferisce il primo cittadino di Premariacco Michele De Sabata. I cittadini si organizzano, preparano i dolci e poi li portano ai soccorritori. «Sono orgoglioso dei miei concittadini» aggiunge.
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E si continua, sì. In campo ci sono quindici vigili del fuoco in venticinque della Protezione civile con due carabinieri cinofili. Le ricerche in questi giorni sono proseguite anche nelle zone di San Giovanni al Natisone e Manzano. Gran parte della forra, come aveva ribadito il sindaco, è stata ispezionata e adesso si lavora nella zona dove non ci sono rocce. Il territorio da perlustrare è davvero molto vasto ma questo non li fa demordere.
Torniamo sul ponte Romano. Incrociamo una giovane coppia di turisti ungheresi, in vacanza a Lignano, che ammirano dall’alto le acque cristalline del Natisone ignari della tragedia. C’è ancora chi si ferma qui, persone del posto, e rivolge lo sguardo a quell’isolotto di ghiaia, sempre deserto a ora di pranzo, anche se il sole finalmente è uscito. «Speriamo riescano a trovarlo» dicono scrutando il corso del fiume.
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Sulla ringhiera del ponte ci sono ancora i fiori e i lumini che tanti cittadini hanno lasciato. Per ricordare Bianca, Patrizia (sul cui cellulare saranno eseguite delle verifiche per le quali le famiglie Doros e Molnar nomineranno un consulente tecnico) e Cristian. La comunità di Premariacco resta in attesa, unita. E si stringe attorno ai soccorritori. Scrutando il “suo” fiume. E con una speranza, la sola: «Trovare Cristian».