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Май
2024

La storia della scuola di Treviso che ha censurato Dante per rispetto dell’Islam

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Studenti dispensati dallo studiare Dante perché di religioni diverse (uno mussulmano e uno buddista). Il caso della seconda media della scuola Felissent di Treviso è ormai nazionale. E ha raccolto reazioni da destra a sinistra.

I contorni della vicenda, scoppiata due giorni fa ma risalente a inizio anno, sono ancora da ricostruire del tutto. Ma il ministero dell’Istruzione ha già disposto un’ispezione «per verificare come stanno i fatti».

Cosa è successo

Siamo a gennaio, la classe sta per affrontare il Duecento e inevitabilmente Dante Alighieri. Prima però l’insegnante, Luciana Berton, da settimane a casa in malattia, decide di inviare una comunicazione a tutte le famiglie straniere che non frequentano le lezioni di religione chiedendo se abbiano opposizioni allo studio del Sommo. Due famiglie rispondono: vogliono che i figli siano dispensati dallo studio della Commedia. E la docente accoglie la richiesta.

Una scelta che non sarebbe stata condivisa nemmeno con la dirigente Francesca Magnano che non sapeva nulla di quanto accaduto: «Chiederò conto. E’ un errore affermare che c'è stato un via libera, non sapevo nulla di questa storia». Poi la riunione con gli insegnanti e i responsabili regionali del Provveditorato per chiarire il fatto.

Il ministero

Non si è fatto attendere l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, ha annunciato: «Oggettivamente l’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura, per motivi religiosi o culturali ancora non abbiamo ben capito, è del tutto inammissibile. Abbiamo disposto un’ispezione per verificare come stanno effettivamente i fatti».

Gli studenti e i genitori

Sul comportamento dell’insegnante, anche i ragazzi delle Felissent hanno le idee chiare: «Non ha senso esentare dallo studio della Divina Commedia. Dante è un patrimonio della letteratura italiana». E aggiungono: «La docente ha detto davanti a tutti che in passato aveva avuto problemi con una famiglia: per questo aveva deciso di fare quella proposta. Almeno l’ha spiegata così».

Per le famiglie si tratta di un fulmine a ciel sereno. «Com’è possibile che la dirigente non ne sapesse nulla?» si chiede Valentina Meli, rappresentante dei genitori del Consiglio d’istituto. Che, in rappresentanza di tutti i genitori, parla di spaesamento per un qualcosa di cui nessuno ha avuto notizia: «Noi genitori non sapevamo assolutamente nulla della vicenda. Pochi giorni fa abbiamo fatto un incontro con tutte le famiglie della scuola media Felissent e nessuno ha sollevato la questione e proprio per il fatto che nessuno ha mai parlato di questo ci fa pensare che dietro ci sia qualcosa».

Ci sono famiglie che dicono la loro e altre che invece tengono le bocche cucite, preoccupate anzitutto per l’immagine della scuola. «Non esiste, ormai i prof hanno paura di tutto». Oppure: «Chi è qui deve adeguarsi ai nostri usi e costumi». Ma anche: «Dante è un patrimonio della nostra letteratura». Queste alcune reazioni.

La politica

Come prevedibile, la notizia ha fatto scatenare anche la politica. Prima quella locale, a partire dal sindaco di Treviso Mario Conte: «Fatico a comprendere la scelta della professoressa» ammette il primo cittadino, «la cultura è inclusione e integrazione e la Divina Commedia è l’opera cardine della letteratura italiana».

E il presidente del Veneto Luca Zaia: «Se i fatti fossero confermati siamo di fronte ad un assurdo eccesso di zelo. Eliminare Dante dal programma scolastico significa rinnegare ogni forma di identità e di storia della nostra comunità».

Non si risparmia neanche il leader del Carroccio e vicepremier Matteo Salvini, che attacca: «La notizia mi ha raccapricciato, mi sembra demenziale. Penso che siamo sull’orlo del baratro o sul limite del ridicolo». E il generale Roberto Vannacci la tocca piano: «Eccoli quelli che vogliono distruggere la nostra Italia e la nostra Identità».

Ma le voci si alzano anche da sinistra: «Spiace molto la scelta fatta a Treviso: la vera integrazione si fa studiando le altre culture, conoscendole, comprendendole e rispettandole», le parole della dem Irene Manzi. Il deputato Gaetano Amato (M5S) sottolinea: «Dante appartiene a tutto il mondo. La sola ipotesi di esonerare degli studenti dal suo studio per motivi religiosi è semplicemente ridicola e contraria al valore superiore dell’opera e dell’arte in generale».