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Май
2024

Elezioni a Monselice. Cementifici, casello A13 e natalità: ecco i progetti dei tre candidati sindaco

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Il primo confronto pubblico tra i candidati a sindaco di Monselice si tiene nella redazione de il mattino di Padova. Futuro delle cementerie, valorizzazione del turismo, risposta al calo della popolazione: questi i principali temi su cui hanno dibattuto nella sede del nostro giornale Giorgia Bedin, Luca Callegaro e Giannino Scanferla.

Bedin è sindaca uscente, ha 46 anni ed è sostenuta da Lega e tre civiche (Giorgia Bedin Sindaco, Per il rilancio turistico e culturale, Forza Monselice x Bedin); Callegaro, per tre mandati sindaco ad Arquà Petrarca, ha 56 anni e guida la coalizione con Forza Italia, Fratelli d’Italia e due civiche (Iniziativa Popolare e Ricostruiamo Monselice); Scanferla ha 67 anni ed è sostenuto da Partito Democratico e Insieme per Monselice (Ambiente e Società + M5S).

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In ordine di priorità, quali sono i punti o gli ambiti fondanti del vostro programma elettorale.

Giorgia Bedin: «Riqualificazione urbana, socio-sanitario, sviluppo e ambiente. Questi ultimi intesi come ambiti che si intersecano, come abbiamo dimostrato nel nostro atteggiamento verso la cementeria – si pensi al “no” all’utilizzo del css – e nel risparmio di 24 ettari di suolo attraverso tre piani degli interventi».

Luca Callegaro: «Rilancio dell’ospedale di Schiavonia, sicurezza – e penso all’impiego di maggior personale più che all’aumento di videosorveglianza, infrastrutture – dall’avvio del secondo casello al sottopasso di Monticelli, passando per le nuove rotatorie».

Giannino Scanferla: «Anziani e natalità: serve una visione strategica per il futuro, visto che in 25 anni non sono arrivate risposte rispetto alle effettive necessità. In una visione di lungo periodo, non possiamo trascurare il costante invecchiamento della popolazione».

Monselice e l’attività dei cementifici. Il Piano ambientale del Parco Colli parla di incompatibilità tra queste realtà e il territorio monselicense che rientra nei perimetri dell’area protetta, e indica la via della dismissione degli impianti in funzione. Come vi ponete nei confronti di Buzzi Unicem, unico cementificio ancora attivo? E cosa pensate per il futuro dell’area dismessa lasciata da Italcementi?

Callegaro: «Difficilmente Buzzi Unicem, anche visto gli investimenti di questa nuova proprietà, chiuderà i battenti. È vero, il Piano ambientale parla di incompatibilità, ma in tanti anni nessuno ha mai fatto niente in questo senso. E allora occorre rafforzare il dialogo per avere sempre maggiori controlli e assicurarci un serio ritorno in termini di compensazioni ambientali. Sull’ex Italcementi, ben venga chi arriva per investire ma Monselice abbia le giuste ricadute, a partire dalla bretella che dalla regionale 10 sbuca sull’incompiuta di Ca’ Oddo.

Scanferla: «Su Buzzi Unicem va rispettato il Piano ambientale e la sua previsione di dismissione dell’impianto entro il 2029: dobbiamo procedere e utilizzare questo poco tempo impegnandoci a ricollocare i lavoratori. Nel 1999 avevamo approvato un piano regolatore che prevedeva la dismissione entro vent’anni: sarebbe stato risolutivo, dava il giusto tempo per garantire l’occupazione, ma è stato ingiustamente revocato. Per Italcementi la riqualificazione passa attraverso il mantenimento di parte di quell’archeologia industriale, per testimoniare la storia e la “sofferenza” di questo sito. Nuove industrie lì? Abbiamo già un’ampia zona industriale che può ospitarle».

Bedin: «Non possiamo pensare a un futuro in un cui permanga all’infinito un’attività di questo tipo vicino a scuole e centro abitato. Detta legge il Piano ambientale che, ricordiamo, stabilisce il futuro di questi impianti ritenuti insalubri. Abbiamo più volte chiesto un tavolo sul tema, non è stato ancora convocato dagli enti maggiori. Su Italcementi sono riuscita a interloquire con realtà importanti interessate alla riqualificazione: da questo dialogo è nato un accordo pubblico-privato che porterà alla demolizione degli stabili, a nuovi impianti produttivi non inquinanti – puntiamo a un data-center in accordo con la Regione –, a un campo fotovoltaico e a un parco urbano, magari dedicato a ospitare impianti sportivi».

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Secondo casello lungo la Padova-Bologna, il finanziamento di Ministero e Aspiag – il privato che promuove l’opera – non è sufficiente a completare l’opera. Mancano 19 milioni. Condividete la necessità dell’infrastruttura? Se sì, cosa farete per reperire i fondi mancanti?

Scanferla: «Ereditiamo una situazione frutto dell’incapacità delle precedenti amministrazioni. È stato autorizzato un intervento di grosso impatto – Agrologic – ma senza aver prima risolto il problema viabilità. Pur riconoscendo la necessità di un secondo casello, abbiamo sempre espresso perplessità di fronte a questo approccio: vista la situazione, si poteva pensare a un’altra soluzione come una complanare. Ci attiveremo per trovare quei 19 milioni, ma sono così tanti che non possiamo promettere di farlo, tanto meno entro cinque anni: vale come metà del bilancio comunale di un anno. Il Governo si impegni, invece di pensare solo al ponte di Messina».

Bedin: «L’opera è necessaria, per servire la nostra zona industriale in continua espansione e per sgravare il centro storico. Mi sono ritrovata una convenzione già firmata, sicuramente l’avrei pensata diversamente, soprattutto sul fronte del reperimento dei soldi e degli impegni presi. Chi l’ha confezionata era un grande sognatore: con quel cronoprogramma, solitamente, non si realizza nemmeno una rotatoria. Noi abbiamo fatto tutto il possibile e in particolare io e il consigliere regionale Arianna Lazzarini siamo stati di persona al Ministero delle Infrastrutture a chiedere il finanziamento necessario».

Callegaro: «Riteniamo il casello fondamentale anche nell’ottica di un collegamento verso la regionale 10. Il Ministero si impegni a mettere i fondi, noi ci impegneremo a credere nella priorità dell’opera. Lo dobbiamo ai quartieri Marco Polo e Redentore, che ne gioveranno in termini di sgravio del traffico: va restituito a questi cittadini quanto patito negli ultimi anni».

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La presenza del Santuario Giubilare delle Sette Chiese candida Monselice a essere riferimento nazionale in occasione del Giubileo del 2025. Indicate una priorità per far trovare pronta la città a questo evento.

Bedin: «Sicuramente la riapertura la riapertura dell’ostello, nato nel 2000 proprio grazie a fondi per il Giubileo di quell’anno. In questo quinquennio non c’è stato nemmeno un bando dedicato a enti pubblici, ma sappiamo che uno è in uscita: siamo pronti a intercettarlo. E poi promuoveremo l’accoglienza diffusa, tra sostegno ai b&b e convenzioni con chi può ospitare. Abbiamo fatto pressing sulla Regione per sistemare il percorso delle Sette Chiese, stiamo preparando una strategia comunicativa e, da ultimo, chiediamo di ritornare protagonisti nella gestione dei beni regionali della Rocca».

Callegaro: «Siamo in evidente ritardo per un evento del genere. Vanno ricercati fondi urgenti per riaprire l’ostello in tempi brevi. Al contempo, occorre credere nell’albergo diffuso che tanto funziona in molte parti d’Italia. Bisogna attrarre investitori che si dedichino alla ricettività, Monselice ha seri problemi a ospitare pullman e comitive. Fondamentale è arrivare alla co-gestione del patrimonio storico e artistico in città: è difficile fare promozione se il bene non è tuo».

Scanferla: «Facevo parte dell’amministrazione che ha portato alla nascita dell’ostello nel 2000. Che sia chiuso da ormai cinque anni conferma come in questo ultimo periodo sia mancata una visione seria. Si sapeva che sarebbe arrivato questo Giubileo, c’era tempo per prepararsi: ora siamo in ritardo. Sull’ostello faremo il possibile, cercheremo perlomeno di aprirne una parte. Una priorità sarà inoltre far rete, ad esempio con Este, Arquà Petrarca e Montagnana. Monselice deve imparare a lavorare con gli altri Comuni, perché è nel far rete che si amplifica la cassa di risonanza che agevola tutto il territorio. L’anno prossimo promuoveremo inoltre la prima festa internazionale dedicata ai cammini religiosi».

Da sei anni Monselice perde abitanti: ne sono spariti almeno 400. Quale la principale causa e quale una idea per invertire la rotta?

Callegaro: «La denatalità è un fenomeno che tocca tutti, non solo Monselice. Qui, poi, ci si sposta verso Padova, centro attrattore per il lavoro. Incentiveremo la rigenerazione urbana per recuperare edifici dismessi e inutilizzati, aumentando la disponibilità di alloggi e contribuendo a riportare prezzi calmierati. Penso al social housing nell’ex ospedale, o al recupero degli immobili di via Cadorna. E poi l’impegno sarà massimo per ampliare i servizi scolastici e sportivi, fondamentali esigenze per le famiglie».

Scanferla: «Monselice ha centinaia di appartamenti sfitti, anche per scelta degli stessi proprietari. La prima cosa da fare è promuovere una mappatura di questi appartamenti vuoti. Fondamentale è una seria politica per favorire la natalità: adotteremo il quoziente famiglia, che supera in efficacia ed equità il metodo di valutazione che considera solo l’Isee. Va poi considerato che il lavoro è un elemento attrattivo importantissimo: considerando che nella nostra zona industriale le aziende lamentano l’assenza di manodopera, andremo a individuare contributi per quelle realtà disposte ad assumere».

Bedin: «Calo della popolazione sì, ma rispetto a Este la nostra città ha perso molto meno: ci troviamo in un luogo strategico, la zona industriale è in espansione, la mia amministrazione ha fatto molto e basti solo pensare al mantenimento in vita di tutti i plessi scolastici. Alzeremo ancor più i livelli dell’offerta formativa e dei suoi servizi, investiremo molto su politiche giovanili e su anziani. Ma soprattutto renderemo Monselice ancor più competitiva riportando la residenza in centro storico, rigenerando in particolare gli ambiti degradati».

Avete 10 milioni da spendere in pochi giorni. Dove li investite?

Bedin: «Realizzo un super-mega ostello, contribuisco almeno in parte alla realizzazione del seconda casello e realizzo un impianto sportivo polivalente nell’ex Itacelmenti».

Callegaro: «Investo su un nuovo centro anziani, recupero l’ostello e acquisto e sistemo l’ex cinema Astoria».

Scanferla: «Sistemo il ciottolato in centro storico dopo quarant’anni di sofferenza, risolvo tutti i problemi delle frazioni, fosse anche la riparazione di una fognatura, e riapro l’ostello. E visto che avanzo soldi, recupero pure l’ex Astoria».

Nei vostri anni di governo avrete operato così bene che, tra cent’anni, il Comune di Monselice vi dedicherà una targa. Ci sarà scritto: “Era il sindaco che…”.

Callegaro: «Luca Callegaro, il sindaco amico dei cittadini».

Bedin: «Giorgia Bedin, il sindaco di tutti, che ha saputo fare tanto per Monselice, che ha saputo dare risposte ai cittadini e che aveva le idee chiare sul futuro di Monselice».

Scanferla: «Giannino Scanferla, che ha segnato la rinascita di Monselice». —