A Padova la consulta di quartiere finanzia l’associazione anti-aborto: «Grave e contro il regolamento»
Potrebbe non concludersi con il solo voto contrario di due consultieri di maggioranza - e quindi con il piccolo caso politico che ne deriva - la vicenda del finanziamento concesso dalla consulta di quartiere Centro a Casa Maria, Centro di aiuto alla vita con sede a Ca’ Lando. La scelta di sostenere un’iniziativa di autofinanziamento di un’associazione dichiaratamente contro l’aborto ha provocato una dura presa di posizione di Coalizione Civica. La forza di maggioranza chiede al sindaco Giordani e all’assessora al Decentramento Benciolini di intervenire perché la decisione «viola le regole basilari sull’utilizzo dei fondi del bilancio partecipato, che devono essere destinati a specifici progetti, mentre in questo caso si dà denaro a un’associazione per permetterle di raccogliere altro denaro, sul cui utilizzo la consulta non sarà legittimata a chiedere né sapere nulla».
Breve riassunto
Il 2 maggio la consulta del Centro si è riunita per decidere la destinazione di tremila euro rimasti a disposizione dai fondi del bilancio partecipato. Nell’occasione sono state esaminate quattro richieste di altrettante associazioni. Tre sono state accolte e fra queste c’era quella di Casa Maria, Centro di aiuto alla vita che ha proposto di organizzare, l’1 giugno a Ca’ Lando, lo spettacolo canoro “Canta canta show” con coro e vocal coach e che per questo ha chiesto 1.500 euro (ma gliene sono stati concessi 1.300). Una serata leggera, durante la quale il pubblico sarà invitato a cantare ma anche, se vuole, a fare una donazione sostenere il Cav. Proprio in considerazione di questa forma di autofinanziamento, i consultieri di Coalizione e del Pd hanno votato no alla richiesta di finanziamento, mentre gli altri undici della consulta hanno detto sì.
La polemica
Coalizione Civica contesta la scelta sia per la presunta violazione del regolamento, sia nel merito. «La cosa più grave», si legge in una nota, «è che denaro pubblico venga destinato a sovvenzionare un’associazione che già beneficia dell'assegnazione di una sede comunale e che si batte contro il diritto di tutte le donne alla libera autodeterminazione. Una scelta a cui la nostra rappresentante in Consulta si è opposta. Chiediamo con urgenza un intervento del sindaco e dell’assessora al Decentramento: episodi come questi sono intollerabili nel metodo e nel merito e non si devono ripetere». Anche l’Uaar, l’Unione Atei e Agnostici, ha espresso «massima indignazione per l’iniziativa di finanziare un’associazione anti-abortista».
Tira dritta, invece, convinta della decisione, la presidente della consulta Francesca Verrecchia (lista Giordani). Che ribadisce: «La nostra scelta è stata fatta valutando l’importante funzione sociale dell’associazione e la bontà del progetto. La visione cattolica dell’associazione è stata strumentalizzata, ma fino a prova contraria la libertà di culto e di religione è ancora un diritto garantito». Verrecchia sottolinea poi che la delibera «è passata con undici voti favorevoli su tredici presenti», a conferma di una «visione democratica e scevra da ideologie».