Contestazioni al Bo, tensioni tra studenti: «Lo sciopero è un diritto ma non va imposto»
Applausi e fischi. Le proteste dei collettivi studenteschi pro Palestina all’interno degli spazi del Bo spaccano la comunità accademica: ieri, il tour tra i dipartimenti per lo sciopero dalle lezioni indetto dagli studenti che manifestano in solidarietà con il popolo palestinese, ha raccolto consenso e contestazioni. L’obiettivo dei promotori era coinvolgere più studenti possibili nella richiesta di boicottaggio accademico, per poter esercitare pressione sul Senato accademico che oggi si riunisce in una delle sedute più calde degli ultimi mesi.
Il tour dei dipartimenti
A Palazzo Bo, sede storica di Giurisprudenza, le reazioni non sono state positive. La chiusura degli accessi ha lasciato fuori anche chi avrebbe voluto far lezione. Come Giulia, 21enne di Noale, che studia Consulenza del lavoro: «Ho discusso con un ragazzo che stava protestando», racconta, «non sono contraria all’intento dello sciopero, però ci sono tante persone che vengono da lontano, pagano molte tasse e vogliono frequentare le lezioni. Potrebbero protestare liberamente ma in un’altra sede». Il disagio del Bo blindato l’ha vissuto anche Tommaso, 19 anni di Venezia, studente di Diritto del terzo settore che ieri mattina avrebbe dovuto affrontare un esame parziale ma non è riuscito a entrare in aula: «Il diritto di manifestare è sacrosanto, ma non deve pregiudicare il mio diritto di andare a lezione».
Anche a Scienze politiche in via del Santo, qualcuno si è adirato, e non poco. Il docente Francesco Berti, a cui è stata interrotta una conferenza sull’Iran, si è rivolto ai manifestanti pro Gaza con il termine «fascisti». Stessa sorte al Liviano, dove il professor Fabio Grigenti di Filosofia si è infuriato e oggi sporgerà denuncia: «Non sono contrario al fatto che gli studenti esprimano le proprie idee, ma deve avvenire sempre nel rispetto della legge. Interrompere una lezione è un atto illegale». È andata meglio a Palazzo del Capitanio e nella sede di Storia in via Vescovado, dove il corteo ha ottenuto anche applausi. Così come al Beato Pellegrino, dove anche un professore è intervenuto a sostegno della protesta. Il bilancio per gli attivisti è comunque positivo: «Il feedback è stato buono, molti si sono uniti al corteo e ci sono stati applausi».
Azione universitaria
Su quanto accaduto intervengono anche gli studenti di Azione Universitaria, formazione legata a FdI. «Il Bo continua a essere occupato dai collettivi di sinistra» dicono «ora però la situazione è degenerata e le proteste si sono dimostrate, ancora una volta, un pretesto per fare caos all’interno dell’Università. È stato impossibile svolgere regolarmente le lezioni, perché impossibile accedere al Bo. Chi è riuscito ad entrare, è stato costretto a rimare in aula in quanto le forze dell’ordine hanno dovuto bloccare le entrate. Ci troviamo di fronte all’ennesima occupazione, violazione del diritto allo studio, ma soprattutto all’ennesimo silenzio dell’Università, che continua a restare a guardare, mentre studenti e professori si vedono negata la possibilità di fare lezione. Chiediamo alla rettrice e al Senato accademico di prendere una posizione netta e pretendere lo sgombero immediato dell’Università. Non è accettabile la strumentalizzazione di una battaglia per ottenere visibilità».