Milan contestato, le giuste domande dei tifosi che meritano risposta
La Curva Sud che si svuota a partita in corso ha riportato indietro le lancette del tempo della storia rossonera all'ultimo, travagliato, periodo dell'era Berlusconi. Scena inusuale per una squadra che chiuderà comunque la stagione al secondo posto in classifica, anche se è evidente a tutti che la contestazione fosse solo marginalmente rivolta a Pioli, ormai certo partente, e ai giocatori. Colpevoli come e più del tecnico per le cose che non sono andate bene – derby persi in sequenza e doppia eliminazione da Europa League e Coppa Italia – ma che in questo momento non rappresentano il centro della tempesta che si sta abbattendo sul Milan.
Se è vero che farsi imporre lo stop alla scelta di Lopetegui ha rimandato all’esterno l’immagine di una proprietà troppo debole, è altrettanto innegabile che alcune delle domande che il popolo rossonero di pone oggi hanno pieno fondamento. Ed è dovere di Gerry Cardinale rispondere nei fatti in maniera convincente, partendo dalla tempistica. Alla fine della stagione mancano tre settimane, bisogna aver rispetto di Pioli e del suo addio alla squadra cui ha regalato uno scudetto straordinario, ma non si può pensare che il dibattito intorno al futuro rimanga espresso così come accaduto finora: silenzi pesanti, indicazioni contrastanti, l’immagine di una società con anime numerose e non sempre convergenti. Se non nel nome, almeno nel metodo. Cardinale ha il dovere di spiegare dove si trova il Milan e dove vuole portarlo senza ripetere inutili cliché già sentiti sulla volontà di “renderlo competitivo” in linea con la sua storia. Che è ingombrante ed eredità pesante per tutti, RedBird compresa.
(Ansa)
Su questo i tifosi hanno ragione. Chi decide cosa in casa Milan? Qual è il ruolo di Ibrahimovic, definito prolungamento a pieni poteri della proprietà americana e allo stesso tempo evidentemente “perdente” nella lotta per la scelta del nuovo tecnico? Chi porta avanti il casting per la panchina? Cosa hanno in comune tatticamente Fonseca e Conceiçao o altri nomi accostati ai rossoneri?
Il problema non sono solo i risultati, in parte mediocri. C’è una cortina fumogena intorno a Casa Milan che ricorda da vicino situazioni del passato, sempre poco fruttuose in campo. Una certa mal fidanza nei confronti dei fondi ha accompagnato sia l’avventura di Elliott che quella di RedBird, ma mentre i primi hanno raccolto in fretta un trionfo che ha messo a tacere le critiche, i secondi si sono trovati a dover maneggiare la stagione trionfale dei rivali cittadini, sulla carta con molti meno mezzi ma con una linea societaria di funzionamento chiara e trasparente. Un mix esplosivo che ha finito col travolgere il giudizio sull’annata del Milan anche oltre i demeriti del campo.
Proiettate sul futuro, però, le incertezze pesano ancora di più. Ad esempio, non si comprende quale sia la strategia sui rinnovi pesanti di top player come Maignan e Theo Hernandez. Panorama.it ha svelato nei giorni scorsi la volontà del Bayern Monaco di fare shopping a Milanello e non rassicura i tifosi la percezione che le trattative per blindarli a fronte di una scadenza che si avvicina (giugno 2026) non paiano essere considerate prioritarie. Oltre alle parole e alle promesse, servono i fatti. Terminato l’indifferibile processo di risanamento dei conti, avviato il circolo virtuoso, ora Cardinale è chiamato a dare la visione per il futuro. Questo ci si aspetta da lui. Il nome dell’allenatore verrà di conseguenza, ma all’appassionato non si può far capire che uno come Antonio Conte non è preso in considerazione perché ritenuto eccessivamente ambizioso, costoso e in definitiva ingombrante. Un messaggio fuoriuscito dai tanti spifferi che non si limitano alla ‘talpa’ che a Milanello suggerisce la formazione ai giornalisti, togliendo il sonno a Pioli.
Questo è il cuore della contestazione che ha svuotato di suoni, colori e poi persone il pomeriggio di San Siro. Per Gerry Cardinale un’esperienza nuova. A fare la differenza sarà la sua capacità di reazione.