Letti in hotel introvabili e file fuori dai buffet: a Trieste un maxi ponte da record
TRIESTE Al San Marco, a mezzogiorno del 25 aprile, Alexandros Delithanassis si è dovuto mettere all’ingresso del caffè per mandare via i turisti, tanto erano pieni i tavolini del locale. Il giorno dopo, all’ora di pranzo, la coda fuori dal buffet da Pepi arrivava fino a piazza della Borsa, con un centinaio di avventori in fila per un piatto di porzina. Il Primo maggio il centro era invaso da visitatori divisi tra l’Amazzonia di Salgado e i girasoli di Van Gogh, e nel mezzo c’è stata una doppia toccata di navi da crociera con decine di migliaia di scontrini battuti nei bar del centro. Le stanze d’albergo hanno iniziato a liberarsi solo ieri, ultima vera domenica di pienone, lasciata alle spalle tra magliette azzurre della Spring Run e fumi di brace che salivano da Ponterosso.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14279190]]
Presenze mai così alte
Il settore ricettivo parla – anche a questo giro – di «presenze mai così alte» mentre bar e ristoranti fanno già scorta in vista della prossima tornata di turisti, prevista per fine mese con la Pentecoste austriaca. Il meteo ballerino non è riuscito a rovinare il lungo ponte primaverile tra la Festa della Liberazione e quella dei Lavoratori, che ha fatto registrare «numeri da capogiro» in termini di presenze e offerto un incoraggiante assaggio della stagione estiva, sulla carta «magica» tra concerti e l’arrivo di Papa Francesco.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14260197]]
Meglio di Pasqua
«Meglio di Pasqua? Neanche a paragonarle», dice soddisfatto Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste, che parla di «numeri molto positivi». Il Primo maggio, dettaglia, le stanze di alberghi e bed and breakfast della città erano «piene fino all’80-85%» già dalla domenica precedente, ma il «vero boom» lo si ha avuto per la Liberazione: un vero «top event».
«Il 25 aprile era tutto al completo e prenotato già da settimane», conferma: l’ultimo weekend di aprile «non c’era un letto neanche a pregarlo in ginocchio» e per chi è riuscito a fermare una stanza l’ha pagata a «tariffe molto più alte del solito, paragonabili – stima Lanci – all’offerta sotto la Barcolana».
Italiani e stranieri
Molti sono stati i turisti in arrivo dall’estero, con i soliti accenti austriaci o sloveni e un’inedita presenza di maltesi atterrati a Ronchi; ma ad affollare gli hotel «a questo giro sono stati soprattutto italiani», forse per recuperare le ferie primaverili dopo una Pasqua trascorsa nel freschetto di marzo.
Le prossime date clou
Il settore tira il fiato dopo due settimane di «super richieste» ma, ricorda Lanci, le prossime date cerchiate in calendario sono dietro l’angolo: a fine maggio c’è la Pentecoste ed è «prevista un’importante calata di austriaci e tedeschi» che in parte compenserà il ponte “perso” del 2 giugno (che quest’anno cade di domenica).
Entrando nell’estate, «abbiamo già molte prenotazioni» e in particolare «trovare una stanza per la prima settimana di luglio», quando a Trieste ci sarà la Settimana sociale dei cattolici che culminerà con l’omelia di Papa Francesco in piazza Unità, è «già molto difficile: per quelle date – conferma Lanci – avremo la città sold out». Periodo «magico», zero difetti? «Senz’altro – dice – le proiezioni sono ottime, ma l’offerta andrebbe ritoccata: con così tante attrazioni concentrate, il centro è davvero troppo affollato».
Ristoranti e bar al completo
Toccherà farci l’abitudine, perché il lungo ponte appena concluso «è andato meglio della Pasqua e preannuncia una stagione molto positiva», afferma la presidente di Fipe Trieste Federica Suban: uniche variabili saranno meteo e disponibilità delle famiglie, ma il trend è inarrestabile. Ristoranti e bar erano al completo – da Pepi, racconta Andrea Polla, nel weekend della Liberazione la coda arrivava fino piazza della Borsa – e il «fatturato – annota Suban – è stato ottimo: abbiamo incassato più dello stesso periodo dello scorso anno». I prodotti più acquistati? «Formaggi e vini del territorio, altro che turisti da sushi!».
Mille tazzine a pranzo
Finito il pasto non ci si nega il caffè: al San Marco, «siamo arrivati a preparare quasi mille tazzine all’ora di pranzo», fa sapere Alexandros Delithanassis. Il 25 aprile il locale era «così affollato che – racconta – ho dovuto chiudere il bancone, e non sono mancate lamentele dai triestini per il servizio rallentato». Il carico di lavoro è stato così tanto che, in controtendenza con molti altri caffè, «il Primo maggio siamo rimasti chiusi: alla fine – dice Delithanassis – era Festa dei Lavoratori anche per noi»
RIPRODUZIONE RISERVATA