Il “partito rosso” della Rai sciopera, il Pd esulta, l’azienda accusa: “Motivi elettorali, altro che censura”
Il Pd, che ama raccogliere anche le briciole del consenso nei corridoi della tv di Stato, ha già fatto sapere che sostiene convintamente lo sciopero dei giornalisti Rai proclamato dal sindacato “rosso” dell’Usigrai contro quella che definiscono la censura di “Telemeloni”. Una barzelletta, se si considera il monopolio dell’informazione che la sinistra ha imposto per decenni in viale Mazzini, ma una barzelletta anche se si parte dal presupposto che la censura “fascista” sarebbe il rifiuto di pagare mille e passa euro allo scrittore Antonio Scurati per un comizietto sul 25 Aprile. Intanto, però, il polverone è sollevato. L’Usigrai annuncia il blocco dell’informazione: viale Mazzini replica parlando di “sciopero elettorale” e il sindacato non di sinistra e quindi considerato di destra, Unirai, tuona contro questo gioco al massacro dei colleghi contro la reputazione dell’azienda e invita a boicottare lo sciopero “politico” battezzato e sostenuto dai vari Ruotolo e Ranucci.
Lo sciopero in Rai e la replica di viale Mazzini
“La decisione del sindacato Usigrai di scioperare su motivazioni che nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori si inquadra in motivazioni ideologiche e politiche“, recita una nota dei vertici di viale Mazzini. “Nel merito delle contestazioni Usigrai, si sottolinea che alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione e si invita l’Usigrai a cessare di promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda”. “L’azienda ha proceduto all’adeguamento del sistema premiante dei giornalisti a quello di tutti gli altri dipendenti. L’impossibilità nell’attuale quadro economico di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre 2.000 unità mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal Cda Rai”.
La sintesi è: scioperano per motivazioni ideologiche e politiche, nulla che riguardi i diritti dei lavoratori. Secondo i vertici Rai “non c’è stata alcuna censura o bavaglio” come denunciato da organi di stampa, Fnsi, sindacato europeo, Usigrai ad esempio sul caso Antonio Scurati-25 aprile, e lo sciopero espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto dell’informazione”.
Il duello tra Usigrai e Unirai
Usigrai controreplica parlando di “toni da padroni delle ferriere” da parte dell’azienda. “Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un’intera categoria”, si legge in una nota.
In campo, per provare a limitare gli effetti dello sciopero di domani, scende Unirai, la sigla sindacale vicina alla destra: “Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa e da alcuni politici da tempo in prima fila per combattere, per assenza di argomenti, un nemico immaginario come il fascismo, Unirai è voce libera e indipendente di giornalisti che non si fanno piegare dalle pressioni o dagli insulti di chi è stato abituato ad occupare la Rai. Domani le centinaia di colleghi che saranno sul posto di lavoro (dopo che un’assemblea si è pronunciata all’unanimità su questo punto), perché contrari a una mobilitazione ideologica, possono e devono produrre quello che fanno ogni giorno e il frutto del loro lavoro deve andare in onda. Chi si sente padrone della Rai deve semplicemente prendere atto che questa è la stagione del pluralismo. Domani andremo a lavorare insieme ad altri 16mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni. È caduto il muro di Berlino, figuriamoci se non può cadere il monopolio dentro la Rai”, dice una nora durussima.
Gasparri: “Quante balle sul caso Scurati”
Maurizio Gasparri, infine, si chiede” che fine hanno fatto gli annunciati provvedimenti sul caso Scurati. “Si è capito oramai chiaramente, dalle carte e dallo sviluppo degli avvenimenti, chi ha detto cose inesatte all’azienda, chi ha usato i social personali per dire cose che non corrispondevano alle scalette e alle indicazioni che aveva fornito ai dirigenti dell’approfondimento. Insomma, è chiarissimo chi ha detto il vero e chi ha detto cose bizzarre. E quindi chi ha omesso la verità deve essere raggiunto da ‘provvedimenti drastici‘, così come invoca l’Usigrai. Non c’era la censura, c’erano delle fantasie. E chi non ha detto la verità e ha messo in difficoltà l’azienda con una versione infondata dei fatti deve essere raggiunto da quei provvedimenti che giustamente l’Usigrai invoca e che devono essere finalmente adottati”, conclude il presidente dei senatori di Forza Italia.
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