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Май
2024

«Fare le gare con la stagione balneare già aperta è una follia»

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La recente sentenza emessa dal Consiglio di Stato riguardante la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge italiane ha sollevato numerose critiche e dubbi sul futuro della gestione del litorale. La decisione, che conferma la scadenza al 31 dicembre dell'anno precedente e richiede l'avvio immediato di procedure di gara per l'assegnazione delle concessioni, ha lasciato la maggior parte dei balneari perplessi e insoddisfatti.

Uno dei principali punti di criticità è rappresentato dall'assenza di una chiara linea temporale e di regole certe per l'assegnazione delle concessioni demaniali. Questa mancanza di certezza del diritto crea instabilità e incertezza sia per gli operatori balneari che per le autorità locali, compromettendo la pianificazione e gli investimenti a lungo termine nel settore.Inoltre sono stati sollevati dubbi sulle motivazioni alla base della decisione del Consiglio di Stato, soprattutto riguardo alla contestazione della tesi secondo cui la risorsa spiaggia sarebbe scarsa. Questa contestazione sembra mettere in discussione le valutazioni effettuate dal governo sulla base della mappatura delle spiagge, sollevando interrogativi sulla coerenza e l'attendibilità delle informazioni utilizzate nelle decisioni giudiziarie.

«Sicuramente ho provato un senso di insicurezza e perplessità - ci dice Annamaria Garzia concessionaria dal 1956 dello Stabilimento Lido Garda di Anzio in provincia di Roma - A parte il meteo, la stagione è già iniziata, le assunzioni sono state effettuate, i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sono stati completati, così come l'allestimento dell'attività (approvvigionamento merci, acquisto di nuove attrezzature, ecc.). Quindi la domanda che sorge spontanea è: come pensano di procedere in un lasso di tempo così breve alla riassegnazione e alla conseguente apertura di nuove attività, considerando che uno dei vincoli per evitare la decadenza della concessione è il rispetto dell'apertura minima fissata per l'1 giugno?»

Come pensa che questa decisione influenzerà il settore balneare e la gestione delle spiagge italiane?

«Crediamo che chi ne risentirà maggiormente sarà l’utente finale, poiché quest'anno troverà Aziende che sono nell’incertezza più totale da diversi mesi, se non anni, e quindi molti di noi non hanno potuto o voluto rischiare di investire».

Quali sono le principali preoccupazioni o criticità che vedi in questa decisione?

«La principale preoccupazione riguarda le persone che hanno fatto questo mestiere per tutta la vita e che oggi si ritrovano senza sapere cosa ne sarà domani, seguiti dai giovani imprenditori che hanno deciso di intraprendere questa strada ma non sono minimamente tutelati».

Quali sono le sue aspettative riguardo al futuro delle concessioni demaniali e della gestione delle spiagge in Italia alla luce di questa sentenza?

«Non abbiamo alcuna aspettativa. Nel corso dell’ultimo decennio, le decisioni sia a livello europeo, nazionale, regionale che comunale si contraddicono e si annullano reciprocamente in un valzer senza fine. Una piccola riflessione personale: a livello nazionale, il settore balneare è visto come un ladro, come un nemico dal quale proteggersi, e questo vale per la maggior parte delle persone, ma non si può fare di tutta un’erba un fascio, poiché in ogni ambito ci saranno persone in un modo e persone in un altro. Detto ciò, l’unica richiesta che credo sia legittima che avanzano i balneari è quella di una regolamentazione, ovvero una legge che tuteli sia l’utente che il gestore, dandoci la possibilità di lavorare. Perché quello che si sta chiedendo è semplicemente la possibilità di lavorare e di non mettere a confronto una società per azioni con una piccola realtà familiare; deve esserci necessariamente una differenza tra le due. Chi pensa che si presenterà a queste gare per assegnarsi aziende da milioni di euro? Il cittadino comune del Comune?»

Ad intervenire sulla questione anche Maurizio Criscuolo, Presidente della CNA Balneatori Lazio e concessionario da 30 anni dello stabilimento Jolly ad Anzio, che ha espresso profonda preoccupazione e frustrazione riguardo alla recente decisione sulle concessioni demaniali:

«La nostra reazione è di profonda preoccupazione e frustrazione. Le spiagge rappresentano il nostro principale reddito e il nostro sostentamento, e il fatto di dover affrontare l'incertezza della scadenza delle concessioni mette a rischio il nostro futuro e quello delle nostre famiglie».

Cosa ne pensano gli altri balneari?

«Questa decisione avrà un impatto devastante sul settore balneare italiano. Molti di noi non vogliono e non possono semplicemente 'andarsene', perché le spiagge sono la nostra vita e il nostro lavoro. La gestione delle spiagge è la nostra competenza, e cedere le concessioni ad altri significherebbe perdere la nostra fonte di sostentamento».

Quali sono le principali criticità?

«Una delle principali criticità è la mancanza di chiarezza nella legge e nelle procedure. La decisione del Consiglio di Stato sembra contraddire anche le valutazioni fatte dai ministeri del Turismo e dei Trasporti, che hanno sostenuto la tesi di una risorsa spiaggia non scarsa. Questo genera confusione e incertezza sulle vere intenzioni dietro questa decisione.Gli operatori balneari e le autorità locali devono unirsi e fare pressione per una revisione della decisione del Consiglio di Stato. È fondamentale garantire la continuità e la stabilità delle concessioni per evitare danni irreparabili al settore balneare e all'economia locale».

Quali sono le vostre aspettative?

«Le nostre aspettative sono quelle di una revisione urgente e ponderata della situazione. Vogliamo che le autorità comprendano l'importanza delle spiagge per noi operatori balneari e per l'intera comunità. Chiediamo una maggiore chiarezza nelle leggi e nelle procedure, così come il rispetto delle valutazioni fatte dai ministeri competenti, affinché si possa garantire un futuro stabile e prospero per il settore balneare italiano. I balneari chiedono una normativa definitiva che di per sé ostacoli eventuali infiltrazioni mafiose. Noi non possiamo cedere gratuitamente le nostre aziende».

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