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Май
2024

Oglianico, «Da 42 anni sempre qui ad animare la nostra festa»

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OGLIANICO. Tradizioni e momenti di condivisione da festeggiare ricreando l’atmosfera medievale, senza mai dimenticare l’amicizia e la voglia di stare insieme. Oltre il tempo che passa e le generazioni, come dimostra l’assidua presenza di organizzatori e partecipanti che da 42 anni non mancano un’edizione.

Da Celestino Remogna ai fratelli Toffanin e Vincenzo Rosboch, sono tanti gli oglianicesi che non si sono mai persi un’edizione delle Idi di maggio, perché la rievocazione storica è una festa che parte da dentro per chi il paese lo vive ogni giorno dell’anno. «Ci sono tanti racconti e aneddoti che fanno capire quanto conti per noi questo periodo dell’anno - racconta Ambrogio Toffanin, attuale presidente della Pro loco -. Nel tempo tanti momenti iniziati per caso sono diventati appuntamenti fissi, come la “cena delle bavette”. Quella che è nata come semplice cena e merenda nella cantina di qualcuno dopo la raccolta degli oboli per realizzare la festa in tutte le strade del paese, spesso a casa di Dino Rosboch, che all’inizio era un momento per pochi, ora è l’evento del mercoledì che precede l’inizio delle Idi di maggio. Una serata tutta al maschile, come da tradizione medievale, che continua ancora oggi, tra generazioni diverse. Abbiamo cominciato da ragazzi e portiamo avanti la tradizione con lo stesso entusiasmo di allora. La stessa sera anche le donne di Oglianico, per fare da contraltare, organizzano una serata al femminile per ritrovarsi prima della festa. Ciò che conta, per andare avanti e non annoiarci mai, è metterci sempre una buona dose di divertimento ed allegria. È questo il segreto di lunga vita delle Idi, a cui si unisce l’essere riusciti a coinvolgere i giovani, che accettano sempre di passare una serata con i più vecchi, anche al di fuori della rievocazione».

Dagli 8 anni in poi anche Vincenzo Rosboch è sempre stato presente: «Non mi sono mai perso un’edizione e devo dire che nei miei ricordi uno dei momenti più suggestivi risale al 1997, quando includemmo nello spettacolo di teatro popolare anche il ricetto. Il pubblico, infatti, dopo la piazza, entrò nel ricetto per assistere ad alcune scene che si svolgevano nei vicoli antichi. È una serata che ricordo tra le più belle delle Idi di maggio. Negli anni, poi, tanto è stato fatto: ci sono voluti 40 anni per rendere sempre più autentico il nostro ricetto, riportando a vista le pietre degli edifici per esempio, e quindi più vera la nostra rievocazione. La dote delle Idi è proprio questa, un miglioramento continuo».

«L’anno più intenso per me è stato sicuramente il 2003, quando ho interpretato il Console - racconta Ignazio Toffanin -. Dopo 23 anni da organizzatore sono diventato protagonista ed è stata una gran bella emozione. Ero io a venire annunciato e accompagnato, anche se conoscevo ogni passaggio. Poi ogni momento è prezioso: sono tante le notti senza dormire, passate a cantare, a fare vita di taverna insieme. È anche questo il bello delle Idi, la vita in comune . Hanno iniziato gli anziani, che ora hanno 80 e 90 anni, poi i nostri genitori, noi e ora i nostri figli. Le Idi sono una festa tutta da vivere per noi, quando piantiamo il maggio o quando cominciamo con la cena d’auspicio siamo felici di farlo, viviamo l’atmosfera noi per primi».