Caso Brigandì, Lega Nord per l’indipendenza della Padania condannata a pagare 3 milioni
Il Tribunale civile di Milano ha condannato Lega Nord per l’indipendenza della Padania al pagamento di 3 milioni di euro in favore dell’avvocato Matteo Brigandì, ex legale storico di Umberto Bossi ed ex parlamentare del movimento “a titolo di compensi professionali”. Lo si legge nel provvedimento firmato dal giudice Sarah Gravagnola e depositato nei giorni scorsi. La giudice della V sezione civile ha invece escluso che la Lega Salvini Premier debba rispondere in solido del risarcimento e anzi l’avvocato Brigandì è stato condannato a pagare le spese di lite del partito del vice presidente del consiglio
Oltre due anni fa il legale era stato assolto dall’accusa di patrocinio infedele e autoriciclaggio ribaltando il verdetto di condanna di primo grado. L’accusa riguardava il decreto ingiuntivo ottenuto da Brigandì nei confronti del Carroccio per assicurarsi il pagamento di 1,9 milioni come compenso per la sua attività. Mentre l’accusa di autoriciclaggio si riferiva al fatto che avrebbe trasferito “1,67 milioni” in una banca in Tunisia. I giudici nelle motivazioni avevano spiegato che “nessun nocumento era stato arrecato alla Lega, in quanto i vertici istituzionali del partito, in particolare Bossi e Salvini, avevano riconosciuto le ragioni del credito del Brigandi’ , negate dal solo Maroni nel breve periodo in cui aveva ricoperto l’incarico di segretario, irrompendo nell’organizzazione del partito ed entrando in conflitto con il Brigandi’ “. I giudici avevano parlato di “correttezza dell’operato” di Brigandi’ che davvero vantava un credito “nei confronti della Lega per compensi maturati negli anni 1996-1999”. Inoltre “aveva notificato” al partito “il decreto ingiuntivo e, quindi, messo il debitore nelle condizioni di proporre opposizione”. Dal processo penale si è passati a quello civile e ora sarà il Carroccio a dover pagare.
Nel provvedimento, la giudice Sarah Gravagnola riconosce a favore dell’avvocato “a titolo di compensi professionali”, la somma di 3 milioni di euro, oltre interessi sul compenso forfettario convenuto di 250.000 euro dal 31 dicembre di ciascun anno (dal 2000 al 2012) e interessi” e condanna il vecchio partito a rimborsare le spese. Per il Tribunale “sono senz’altro dovuti i compensi dall’anno 2000 al mese di ottobre 2012 in forza della scrittura del gennaio 2012 a firma dell’avvocato Brigandì e dell’onorevole Bossi“.
Lo stesso tribunale condanna invece Brigandì – che aveva chiesto il pagamento dei compensi fino al 2020 – a rimborsare alla Lega Salvini Premier le spese di lite poiché non è superabile la “distinta soggettività giuridica dei due partiti politici” quindi non può essere l’attuale partito il responsabile sul piano negoziale delle obbligazioni assunte, peraltro ben prima della sua fondazione, dalla Lega Nord. “È innegabile – si legge nella sentenza – che la comune leadership dello schieramento politico, la condivisione di percorsi elettorali sotto un comune contrassegno di coalizione e all’insegna della medesima visione sociopolitica, la possibilità per i militanti di tesserarsi ad entrambi i partiti e di vedere riconosciuta la propria anzianità, la scelta di mantenere la sede nel medesimo complesso immobiliare sono dati significativi dell’unitarietà politico elettorale delle ‘due leghe’ ma non consentono di ritenerle un unico partito né tanto meno un unico centro di imputazione dei rapporti giuridici”.
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