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Si torna a giocare, come non si sa. Toh, c’è Moncada

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Lasciamoci alle spalle anche questa ennesima sosta nazionali (non ne vedremo fino a marzo) e torniamo al campo. Chiacchiere, soliti dibattiti e un pizzico di mercato, è stata tutto sommato una sosta tranquilla. Toccando ferro – e magari anche altro – pare che avremo tutta la rosa a disposizione per la prossima sfida di campionato, vale a dire quella di sabato alle 18:00 contro la Juventus di Thiago Motta. Una sosta decisamente tranquilla. Così si torna al famigerato campo che, finora, ha regalato emozioni contrapposte e un bottino di punti abbastanza scarno. Torniamo a giocare, anche se come non ci è dato immaginarlo. Ci eravamo lasciati col roboante 4-4 di Cagliari e l’esordio da titolare di Camarda. Ci ritroviamo con le zebre a San Siro, in una partita che ha molto da dire. Neanche a farlo apposta, anche nella passata stagione Milan-Juventus si disputò dopo la sosta e fu un crocevia importante per le ambizioni in campionato. Ce lo ricordiamo purtroppo tutti l’epilogo: Locatelli che segna su deviazione, dopo che noi rimaniamo in 10 al 40° minuto per una sesquipedale ‘tranvata’ di Thiaw che stende Kean da ultimo uomo.

Era un Milan piuttosto squilibrato come quello attuale, con una difesa altissima e un pressing frenetico e disorganizzato. Quella sconfitta fu – con il senno di poi anche se la classifica era ancora buona – il saluto alle ambizioni di puntare a vincere lo Scudetto. La sfida di quest’anno, per certi versi, può dare la stessa indicazione in un senso o nell’altro. Il Milan paga 8 punti di ritardo dal Napoli capolista ma ha una partita in meno. Dietro ai partenopei, allenati dal già frizzantino Antonio Conte, c’è un treno di cinque squadre racchiuse in due punti. Una vittoria sui bianconeri, senz’altro, manterrebbe acceso un lumicino di speranza di poter rientrare nella corsa al vertice, specialmente in un contesto così equilibrato. Certo, dopo quello che si è visto finora, è difficile crederci fino in fondo. Il Milan presenta sicuramente grande intraprendenza offensiva e, talvolta, una buona uscita del pallone con qualità nel centrocampo ma, neanche a dirlo, subisce troppi gol. Non è costante, prima ancora che in campionato, nella stessa partita. Alterna fasi di ottimi spunti a momenti di assoluto blackout e scollamento tattico. Lo dimostrano i tanti gol presi, lo dimostra la classifica e lo dimostra l’umore altalenante dei tifosi.

A questo si aggiunge il solito contesto societario che lascia tutti perplessi, non da oggi. Neppure da ieri. Ed è proprio a tal proposito che è ‘interessante’ sentire l’ennesima supercazzola. Stavolta da chi non ti aspetti. Sì perchè, a MilanNews, ha parlato il nostro caro direttore sportivo fu capo scout Geoffrey Moncada. Oltre alla solita dose di frasi Mulino Bianco style sulla grande coesione con Zlatan Ibrahimovic, il lavoro continuo ecc, condita da aneddoti sugli anni da scout, il francese si è soffermato sul metodo del celebre ‘gruppo di lavoro’: “In primis si parte dall’analisi della nostra squadra e sulle aree da sviluppare e migliorare. Non usiamo solo l’algoritmo come si è narrato per tanto tempo. Non è una cosa vera. Noi abbiamo un database che ti aiutano a vedere giocatori di altri paesi. Tu puoi essere il più grande scout del mondo, ma non puoi vedere tutti i campionati. I dati ti aiutano a individuare dei profili e a darti degli input su certi giocatori, giovani o meno, e possono dirti che ci sono profili che rientrano nella tua ricerca anche in altri campionati”. Dire che si cerca di acquistare a non oltre 20 milioni per non gravare sul bilancio della sacra azienda sembrava brutto.

Il ds ha parlato anche dei rinnovi, su tutti Theo Hernandez, Maignan e Reijnders: “Abbiamo cominciato da due mesi le discussioni. Posso dire che siamo messi bene. Non so quale sarà il primo ma abbiamo cominciato molto bene. Sono veramente tutti contenti, non ho visto nessuno che voglia andare via. Potete chiedere a loro, sono tutti contenti qui al Milan. Stiamo lavorando. Dobbiamo provare a chiudere le cose che abbiamo aperte”. Se l’era giocata benino sul mercato, sui rinnovi ha usato il solito minestrone. Purtroppo sappiamo fin troppo bene che, i rinnovi, dipenderanno soprattutto sul tipo di progetto che si deciderà di intraprendere. Al di là delle richieste economiche, discutibili come sempre accade, l’idea che traspare è di un meccanismo da compattare e rendere convinto di dove si voglia arrivare. Non è un caso che, tra le sventure recenti del Diavolo, molto sia passato dai suoi principali giocatori, da Leao a Theo Hernandez, passando per Tomori e in alcune situazioni Maignan. Tante incertezze in mezzo ad altrettanti interrogativi. Meno parole e più fatti. Sperando che qualcosa cambi, prima o poi. Forza Milan.

Joker