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Via le ruspe dal Parco del Meisino di Torino: 11,5 milioni del Pnrr per distruggere l’ambiente

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I progetti che attingono ai fondi del Pnrr dovrebbero rispettare il principio Do Not Significant Harm (DNSH), ossia non arrecare nessun danno significativo all’ambiente. Di conseguenza la scelta dei luoghi in cui realizzare gli interventi è fondamentale. Perciò nell’agosto 2022 parecchi cittadini torinesi si erano subito allarmati apprendendo dai giornali che la Giunta del sindaco Lo Russo aveva chiesto e ottenuto 11,5 milioni di euro del Pnrr per costruire una “Cittadella dello Sport” nel parco cittadino del Meisino.

Nell’era del cambiamento climatico tutte le aree verdi devono essere conservate con cura: a maggior ragione un parco come il Meisino, un’area salvata dal degrado e dalla speculazione edilizia e rinaturalizzatasi oltre le aspettative. Convertito nel 1997 da sede di discariche di rifiuti e macerie a parco pubblico, nel 2009 è diventato in buona parte Zona a Protezione Speciale della Rete Natura2000, tutelata secondo le Direttive europee Habitat e Uccelli. Grazie alla sua posizione peculiare, alla confluenza del Po con la Dora Riparia e la Stura, il parco ha attratto una ricchissima avifauna, stanziale e migratrice, nonché una notevole varietà di piccoli mammiferi, anfibi, insetti e altri invertebrati.

Se il progetto della Cittadella dello Sport fosse stato collocato in qualsiasi altro parco cittadino, esso avrebbe avuto un impatto ambientale contenuto. Viceversa al Meisino, da tre settimane, e proprio nell’anno in cui l’Ue approva la Nature Restoration Law, sono partiti cantieri che rischiano di causare un danno irreversibile. Attoniti, i cittadini hanno visto le ruspe entrare nella Zona a Protezione Speciale, rimuovere il manto erboso, rivoltare il terreno e compattarlo con più passaggi di cingoli, senza alcuna ispezione preventiva per rilevare la presenza di fauna selvatica.

Sono previsti abbattimenti di non si sa quanti alberi: il progetto non quantifica il totale, il Comune nella sua ultima dichiarazione sui giornali “ipotizza” 200, e l’Assessore al Verde ha ripetutamente affermato che non si taglieranno alberi sani. Ma se si leggono le carte del progetto, si constata che sono consentiti abbattimenti per esigenze progettuali (tra cui l’installazione di piste da ciclocross e pump track nelle zone boscate), per garantire la sicurezza degli utenti del sedicente Centro di Educazione Sportiva e Ambientale, per eliminare comuni piante alloctone come la robinia e altre ornamentali come l’abete di Douglas, per aprire visuali sui prati, ecc.

In un’area protetta che, secondo la Nature Restoration Law, entro il 2030 dovrebbe essere tutelata ancora più intensamente, si piazzano ovunque attrezzature sportive e addirittura si aumenta deliberatamente la “fruizione” umana (leggi antropizzazione) delle delicate zone umide, dove si apriranno nuovi sentieri e si installeranno griglie metalliche per portare scolaresche a passeggiarvi sopra. Quanto bene ciò farà alla rana agile (Rana dalmatina, specie tutelata Natura2000) e agli insetti di cui si nutre è tristemente immaginabile.

Tra gli sport previsti, il biathlon: i ragazzi pattineranno su piste apposite e poi tireranno al bersaglio con carabine laser, alla faccia dell’educazione ambientale. Purtroppo un progetto siffatto ha ricevuto un inspiegabile via libera dall’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese che, dopo un primo parere negativo, si è accontentato di qualche modifica, molto lontana dall’azzerare l’impatto.

La contrarietà dei cittadini, testimoniata da oltre 10.500 firme raccolte su una petizione online, non ha trovato alcun ascolto da parte degli Assessori proponenti, Carretta e Tresso. Il Comitato Salviamo il Meisino sta portando avanti la sua battaglia in tutte le forme legittime, compresa la resistenza passiva nel parco per rallentare l’avanzata del cantiere, che è difeso da forze dell’ordine in soprannumero, secondo lo stesso modello di gestione del dissenso collaudato in Valsusa, fatte le debite proporzioni.

Intanto l’assessore Carretta cerca fondi per demolire le piscine Sempione, uno dei tanti impianti sportivi chiusi a Torino che avrebbero potuto beneficiare del Pnrr per venire ripristinati. Quanto al Centro di Educazione Sportiva e Ambientale al Meisino, collocato in un ex galoppatoio militare che a rigore non avrebbe potuto né essere oggetto dei finanziamenti Pnrr (non essendo mai stato un impianto sportivo pubblico), né essere ristrutturato (in quanto il Piano d’Area non lo consente), si teme pure che preluda a una sostanziale privatizzazione del parco. È prevista la costituzione di una fondazione gestita dal Comune, che dovrà trovare 480.000 euro all’anno per tenere aperto il centro. L’edificio, per di più, si trova in un’area esondabile, presso l’argine del Po.

Da alcuni giorni i lavori sono stati quasi totalmente sospesi, a seguito della diffida inviata al Comune di Torino dal dott. Massimo Vacchetta, veterinario fondatore del Centro Recupero Ricci “La Ninna” di Novello (CN). Il Comune aveva trascurato la presenza dei ricci (specie protetta) all’interno dell’area di cantiere. Un’altra diffida è stata inviata dal Comitato e da Italia Nostra Piemonte, in relazione alla nidificazione e al taglio degli alberi. Le altre associazioni non esistono, come non esistono per Corso Belgio o per il Parco della Pellerina. Forse è un altro modo per dire: “Siamo dei vinti, fratelli” (Piero Raina).

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