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Ноябрь
2024

Tre ragazzi rapinati e picchiati con cinghie, calci e pugni a Trieste: ecco cosa è successo

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Pugni, calci, cinghiate al volto e in testa. Brutale rapina nelle vicinanze della scalinata che porta alla chiesa di Santa Maria Maggiore: tre ragazzi triestini sono stati pestati a sangue da una banda di quattro coetanei. Il fatto risale alla vigilia della Barcolana, dunque il 12 ottobre scorso, ma viene a galla solo adesso che gli investigatori della Polizia locale sono riusciti a individuare e ad arrestare due dei quattro indagati: i diciannovenni Tarek Benkhelifa e Mattia Antic. Entrambi sono nati a Trieste da famiglie di origine straniera, una algerina e l’altra serba.

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Un vero agguato

Si è trattato di un vero e proprio agguato. Sono circa le quattro di notte quando i tre giovani triestini vengono assaliti. La banda in un primo momento li avvicina con una banale scusa: una sigaretta.

Poi, all’improvviso, uno dei tre ragazzi viene inseguito e circondato mentre sta entrando in auto per ritornare a casa. Benkhelifa si sfila la cintura dei pantaloni e lo colpisce più volte in faccia e in testa con la fibbia metallica, mentre due lo tengono fermo. Gli amici che sono con lui in quel momento tentano di soccorrerlo ma Benkhelifa si scaglia pure su di loro con la cintura e li prende a calci e a pugni. Il pestaggio continua anche quando le vittime sono a terra.

La rapina, poi la fuga

«Tirate fuori i portafogli», si sentono dire i tre amici, che però non hanno denaro contante con sé. I quattro della banda controllano i portafogli, si rendono conto che sono effettivamente vuoti, li buttano via e se ne vanno. Le tre vittime sono ferite, insanguinate e sotto choc. Una, in particolare, ha il naso rotto con una prognosi di 25 giorni. Gli altri due ragazzi hanno invece traumi, lacerazioni e contusioni al capo e al corpo. I tre giovani hanno quindi sporto denuncia.

L’indagine è stata condotta dal Nucleo di polizia giudiziaria della Polizia locale di Trieste, diretto dal pubblico ministero Maddalena Chergia. Il gip Luigi Dainotti ha firmato un mandato di cattura.

Non è stato semplice risalire ai responsabili. Ma nel giro di qualche settimana gli agenti sono riusciti a trovare due dei quattro ricercati, Benkhelifa e Antic. Sono stati arrestati nelle proprie abitazioni e portati in carcere al Coroneo.

Le indagini

In queste settimane gli investigatori hanno analizzato video, monitorato i canali social dei sospettati e sentito alcuni testimoni, cioè altri coetanei di questo gruppo di violenti. Gli indagati sono stati rintracciati anche grazie ad alcuni tatuaggi chiaramente visibili nei frame delle telecamere. Tra cui quello di uno dei ricercati, riconoscibile sul lato sinistro del collo. Non solo: la sera dopo il fatto Benkhelifa, per fare il bulletto e raccontare come era bravo a terrorizzare i giovani coetanei, si è vantato con una ragazza di ciò che aveva commesso la notte prima. Solo che lo ha fatto parlando con la sorella di una delle vittime.

Il fenomeno delle baby gang

Secondo la Polizia locale il caso potrebbe rientrare nel fenomeno delle “baby gang”, già all’attenzione delle forze dell’ordine viste le aggressioni e gli accoltellamenti che si sono verificati negli ultimi mesi. Nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, il gip Dainotti ha ritenuto il fatto della notte del 12 ottobre «connotato da ragguardevole gravità e da violenza feroce e gratuita».

I due arrestati, peraltro, hanno alle spalle altri precedenti analoghi, tra cui tre rapine (con lesioni) commesse il 22 giugno scorso. Benkhelifa e Antic, inoltre, in passato avevano beneficiato del “perdono giudiziale” emesso dal Tribunale dei minori di Trieste: Antic per furto aggravato, Benkhelifa per violenza sessuale su una ragazzina che, all’epoca dei fatti, aveva meno di quattordici anni. Una bambina, dunque.

Le indagini non sono però ancora concluse: gli investigatori stanno infatti ancora verificando il possibile ruolo di altri due giovani – un maschio e una femmina – che probabilmente hanno preso parte in qualche misura al violento episodio. —

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